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l'intervista»

Il governatore oggi al Meeting: «Immigrazione emergenza assoluta Il segretario Cei ci aiuti a usare i 250 milioni del reddito d'autonomia»

Presidente Roberto Maroni, qual è la priorità della politica che riparte dopo la pausa d'agosto?

«L'emergenza assoluta è l'immigrazione. Una gestione fallimentare sta portando a livelli d'esasperazione mai visti. Continuo a pensare a una colpa grave e non al dolo del governo, ma ogni giorno che passa temo invece che ci sia una volontà precisa. Capisco quando sei preso dall'emergenza, ma dopo due anni e dopo quel che è successo nel 2011... E Alfano sa bene come fare a bloccare i flussi, perché l'abbiamo fatto quando era al governo con me. Se ora non lo fanno, vuol dire che c'è la volontà di sostenere un'invasione. Questa gestione dell'immigrazione è un disegno criminoso, come dice Cacciari».

Dopo le polemiche con monsignor Galantino, con quali intenzioni va al Meeting di Rimini?

«Vado a dire che smentisco le accuse che Galantino fa alla politica di essere un harem. È un po' disattento e quando si è disattenti, può anche capitare di dire stupidaggini. Vorrei dirgli: la invito in Lombardia a vedere come funziona. Moody's dice che la nostra regione ha una reputazione migliore di Renzi e dello Stato italiano. Lo invito a venire in Lombardia e a darci qualche idea concreta su come spendere i 250 milioni di euro che abbiamo trovato nel bilancio per il reddito d'autonomia. Lo chiamo così perché è un nome che ha trovato la Caritas ambrosiana. Caro monsignor Galantino, venga in Lombardia».

Il sindaco di Mantova le chiede di organizzare un coordinamento con Comuni e prefetture per i profughi, come in Emilia e in Friuli.

«Ha detto una str... perché ha dato a me la colpa dei nuovi arrivi. Dice che ho deciso io le quote, ma non governo dal 2011, la responsabilità è del governo. Guidare il coordinamento? C'è un accordo tra governo e regioni firmato nel luglio 2014, ma il Pd vuole ogni volta ripartire da zero. Non mi prendo carico di un compito di cui il governo ha detto: faccio io. Ci assumeremmo responsabilità che non toccano a noi. Se il governo si dimette, potrei incaricarmene io».

Va con questo spirito alla Festa dell'Unità?

«Qual è il problema? Io sostengo le mie ragioni. Andrò lì a spiegare le bugie del governo a quelli che non sono più compagni, cioè gente seria come una volta. Vado a smentire il teorema che è sempre colpa di Salvini e Maroni. Penso ai funerali di Roma: se fossi stato io ministro dell'Interno, avrei avuto manifestazioni di protesta dei centri sociali sotto il Viminale».

Veniamo al sindaco di Milano. Chi vedrebbe bene come candidato?

«Ho letto che Del Debbio ha rifiutato e spero che questa telenovela sia finita, perché è avvilente dire sì in base a quanto guadagni».

Del Debbio nega con decisione di ragionare in base ai compensi.

«Stimo chi fa politica per passione. Spero venga avanti un giovane».

Un esponente della società civile, come dicono in molti?

«No, ci vuole uno che appassioni. Io ho fatto il ministro dell'Interno dopo aver fatto solo l'assessore al Bilancio di Varese e mi riconoscono che l'ho fatto bene».

Un giovane... vuol dire che non le va più bene Lupi?

«Lupi non è vecchio! Serve uno capace, che abbia passione, energia e entusiasmo, che per esempio dica: riapriamo i Navigli».

Chi dovrebbe scegliere il candidato sindaco e come?

«Non credo si faranno le primarie perché nessuno le vuole, anche se nella Lega hanno portato a Salvini segretario, quindi sono un metodo che funziona. Mi auguro che chi deve decidere lo faccia rapidamente, a settembre. Altrimenti si perde».

Quale coalizione?

«Tutto il centrodestra unito, come in Lombardia, altrimenti perdiamo anche con l'arcangelo Gabriele. La sinistra secondo me candiderà Beppe Sala, anche se lui nega, ed è un candidato insidioso perché è bravo e capace. Non è un vecchio della sinistra snob milanese e può vincere. Ma se Renzi perde a Milano, va a casa e questo è il punto fondamentale. Succederà come a D'Alema quando perse le regionali».

Veniamo alla Regione. Chi sarà il super assessore al Welfare?

«Lo indicheremo entro fine agosto. Il 25 a Bordighera incontrerò Toti, per parlare dei rapporti tra Lombardia e Liguria, ma lo vedrò anche come esponente di spicco di Forza Italia. Poi ci rivedremo il 29 agosto alla Bèrghem Fest per un duetto e lì svelerò il mistero e annuncerò il nome. Sarà uno che crede nella riforma e deve convincere gli scettici o quelli che hanno interessi contrari: gli daremo un volto prima di tutto con Forza Italia ma anche con tutti gli altri alleati».

Pensa a un rimpasto più ampio?

«Gli altri assessori stanno lavorando bene. Non c'è necessità di rimpasti di alcun tipo. Sono molto soddisfatto del lavoro di tutti e non ho necessità di cambiarli. Si tratta solo di individuare una persona che faccia il coordinatore dei due assessorati».

Come valuta l'idea di organizzare il G7 a Milano?

«Mi sembra una buona idea e infatti da ministro dell'Interno il G8 l'ho voluto a Varese. È una buona idea per due motivi. Il primo per l'investimento preventivo su sicurezza e telecamere, per l'impiego di forze dell'ordine e altri sistemi di controllo, come ponti radio, che rimangono in dotazione alla questura. In secondo luogo, c'è un rafforzamento delle forze dell'ordine e, se questore e prefetto sono bravi, magari riusciamo a trattenerli a Milano.

È una buona occasione da sfruttare».

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