Roma - La Cgil scende in piazza dal nord all'estremo sud dell'Italia. I bersagli sono il governo e il Pd renziano. I cortei a Torino, Roma, Palermo, Bari e Cagliari, puntano il dito contro le scelte fatte sulle pensioni. In realtà, servono soprattutto a saldare l'asse che unisce il sindacato agli scissionisti di Mdp e ai loro alleati, anche loro in piazza. Questa mattina a Roma, Bersani, Fratoianni, Civati e soci lanciano la lista unitaria, che si chiamerà, salvo ripensamenti dell'ultimora, «Liberi e uguali» e avrà come leader Pietro Grasso. La mobilitazione di ieri, una settimana dopo la Leopolda, è l'ennesima puntata dello scontro tra le due sinistre, che radunano le truppe e affilano le armi in attesa del voto.
La leader della Cgil parla in piedi, di fronte a una piazza del Popolo piena soltanto per metà. Davanti a lei, bandiere rosse sventolate dagli iscritti e venditori ambulanti. La merce di maggior successo sono le classiche t-shirt con la faccia del Che, anche se qualcuno espone modelli decorati con la bandiera sovietica. La Camusso, che sulla previdenza ha rotto l'unità sindacale dicendo no alle proposte dell'esecutivo, chiede a Cisl e Uil di «ricostruire i fili». Appello raccolto dal numero uno della Uil, Carmelo Barbagallo, che avverte: «Se però la Cgil prosegue nelle sue azioni solitarie, credo che rischi di fare il contrario di ciò che vorrebbe perseguire».
Poco importa a Camusso e soci, che tornati all'antico fulgore reazionario adesso hanno di nuovo un partito, anzi una lista. Sarà tenuta a battesimo all'Atlantico Live, grande locale per concerti alla periferia sud della Capitale. Confermata la presenza della Cgil alla kermesse organizzata da bersaniani, Sinistra italiana e Possibile di Pippo Civati. «Dovunque siamo invitati, noi andiamo», dice la leader.
Tra la nuova «cosa rossa» e il più antico sindacato italiano la convergenza è ampia. L'imperativo è distruggere ciò che rimane del renzismo, a cominciare dal Jobs act, per rimettere la sinistra in mano alla vecchia ditta. L'articolo 18 «non è un totem ideologico, come dice l'ex premier», grida Camusso riferendosi a Renzi, tra gli applausi della piazza. La scontro tra il Pd e il resto della sinistra si combatte anche nelle aule del Parlamento. La manovra, che ha ricevuto il via libera definito del Senato, passa alla Camera. Il capogruppo di Mdp a Montecitorio, Francesco Laforgia, assicura che il suo partito condivide le istanze della Cgil e le sosterrà. Nel mirino ci sono le norme previdenziali dedicate ai giovani e alle donne e l'adeguamento automatico dell'età pensionabile all'aspettativa di vita.
Il presidente del Senato, l'ultimo big in ordine di tempo a strappare la tessera dem, sarà a capo del nuovo raggruppamento. Come nel 2012, quando era ancora magistrato, ha accettato la corte di Pier Luigi Bersani, che all'epoca lo candidò nel suo Pd. Oggi l'ex procuratore nazionale antimafia uscirà per la prima volta dal suo ruolo istituzionale. Parlerà in tarda mattinata, di fronte ai 1500 delegati dei tre partiti che formeranno la nuova lista. Sarà acclamato leader del cartello delle sinistre.
Alla Cgil il compito di tirare la volata alla formazione del numero uno di Palazzo Madama. «Continuiamo a lavorare per programmare la prossima mobilitazione generale, che non è lontana nel tempo», ha annunciato la Camusso. Dalla piazza alle urne, come ai vecchi tempi.
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