L'ipocrisia che lega il giudice Tranfa al tribuno Santoro

Sarà anche il momento di Renzi, ma questo Paese continua a girare attorno a Berlusconi e ai nodi irrisolti di vent'anni di antiberlusconismo

I giudici Alberto Puccinelli, Enrico Tranfa e Concetta Locurto
I giudici Alberto Puccinelli, Enrico Tranfa e Concetta Locurto

Sarà anche il momento di Renzi, ma questo Paese continua a girare attorno a Berlusconi e ai nodi irrisolti di vent'anni di antiberlusconismo. Nelle ultime ore abbiamo assistito alla triste sceneggiata di un presidente di Corte di Appello, Enrico Tranfa, che si è dimesso dalla magistratura (per la verità a pochi mesi dalla pensione) in disaccordo con la sentenza, anche da lui emessa, che riconosce Berlusconi estraneo alle accuse di concussione e favoreggiamento di prostituzione minorile (il caso Ruby). Nessuno, prima di lui, aveva violato il segreto delle dinamiche che, all'interno di una corte, portano a una sentenza. Nessuno prima di lui non aveva accettato, in modo pubblico e plateale, un verdetto che quasi sempre viene emesso a maggioranza. Siamo alla ribellione del principio stesso di giustizia da parte di chi la giustizia la deve amministrare, al disconoscimento delle regole, delle norme materiali ed etiche che dovrebbero essere invece fonte di certezza del diritto. Se Berlusconi è condannato, chi eventualmente dissente deve tacere, oppure passare per servo, venduto. Se assolto, bisogna invece inquinare la nitidezza e la fondatezza del giudizio perché un dubbio rimanga sempre nell'aria.

Berlusconi non può e non deve essere, o solo apparire, innocente. Per lui continuano a stravolgere le regole della giustizia e pure quelle dell'informazione. Prendiamo la lite in diretta tv tra Santoro e Travaglio. «A Servizio Pubblico si discute, non si offende», ha spiegato ieri Santoro per giustificare la sua irritazione nei confronti di Travaglio che in trasmissione era andato giù duro nei confronti del governatore Pd della Liguria Burlando. Non si offende? Ma se per anni Santoro ha lasciato assoluta libertà di linciaggio a Travaglio nei suoi monologhi contro Berlusconi e chiunque gli gravitasse attorno, se per anni le sue trasmissioni hanno ospitato, senza contraddittorio, mafiosi, prostitute e ricattatrici purché infangassero il Cavaliere. Solo fuori dal perimetro di Arcore Santoro diventa garantista e pluralista, solo fuori da quel perimetro a Travaglio deve essere messa la museruola.

C'è un filo rosso che lega il magistrato Enrico Tranfa al tribuno Michele Santoro: adattare le regole, l'etica e la libertà al proprio uso e consumo per interesse personale e visione politica. Per una volta, forse la prima, anche Travaglio prova sulla sua pelle quanto sia insopportabile l'ipocrisia del doppio binario, tattica di cui lui è un vero maestro.

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