Coronavirus

L'ipotesi di richiami da fare ogni anno. Contratti e scorte: ora l'Ue si prepara

L'ad di Pfizer: "Serviranno vaccinazioni ripetute". Bruxelles: pronti a produrre 300 milioni di dosi. In Italia uno degli stabilimenti. Gli scienziati sono divisi: "Come con l'influenza", "No, è prematuro"

L'ipotesi di richiami da fare ogni anno. Contratti e scorte: ora l'Ue si prepara

Il vaccino Covid diventerà stagionale? Sarà necessario ripetere il richiamo ogni anno anche per fronteggiare le varianti? Le ipotesi sul tavolo di Bruxelles sono diverse e la strada da percorrere sarà indicata soprattutto dai dati sulla copertura temporale fornita dalle terze dosi. Inizialmente l'auspicio era quello che potesse essere quella definitiva ma ora è il presidente di Pfizer, Albert Bourla, ad ipotizzare che invece si vada incontro ad un richiamo «perenne», come per l'influenza stagionale. «Probabilmente saranno necessarie vaccinazioni annuali per mantenere livelli di protezione molto robusti e molto, molto alti», dice Bourla. E certo, visto che come diceva Giulio Andreotti «a pensare male si fa peccato ma ci si indovina», il fatto che il vaccino abbia una copertura a scadenza rappresenta una manna per l'azienda farmaceutica che lo produce. I dati raccolti sulla seconda dose mostrano che già dopo 4 mesi la protezione cala drasticamente.

Ma l'Europa e quindi l'Italia sono preparate per una eventuale necessità di milioni di vaccino ogni anno? Pfizer ha fornito per il 2021 3 miliardi di dosi e ne sono previsti 4 per il 2022. Il commissario europeo al Mercato interno, Thierry Breton, responsabile della task force per la produzione dei vaccini, qualche giorno fa ha assicurato che l'Europa è pronta, visto che può contare su una propria produzione mensile di oltre 300 milioni di dosi e che gli stati membri della Ue hanno già sufficienti scorte di vaccini per le terze dosi. Anche due stabilimenti in Italia sono stati autorizzati a produrre il vaccino Pfizer, uno a Monza, Patheon Italia Spa, e l'altro ad Anagni, Catalent Anagni Srl. E non c'è soltanto Pfizer. L'Ema ha avviato la rolling review di Vla2001, vaccino sviluppato dall'azienda francese Valneva che dai risultati preliminari dei primi studi clinici negli adulti ha dato buoni risultati di protezione dalla malattia. La UE ha firmato un contratto per un'opzione all'acquisto di 60milioni di dosi. La disponibilità dei vaccini è soltanto il primo passo, il secondo è la necessità di organizzare campagne vaccinali annuali analoghe a quelle per l'influenza ma più impegnative perché dirette ad popolazione molto più vasta. L'ipotesi praticabile grazie alla disponibilità di vaccini aggiornati di più facile gestione è quella di coinvolgere farmacie, medici di famiglia e pediatri, affiancati comunque sempre dalla struttura commissariale pronta a potenziare gli interventi dove necessario.

Ad avvalorare l'ipotesi di Pfizer e della politica sono gli scienziati, convinti che serviranno anche la quarta e la quinta dose. E chissà quante altre. Verosimilmente il vaccino anti Covid diventerà come quello anti influenzale e, per un po' di anni, verrà aggiornato stagionalmente per fare da scudo alle varianti che arriveranno, garantendo una convivenza con un virus endemico e non più pandemico. «Le prossime campagne di vaccinazione - sostiene Fabrizio Pregliasco, virologo all'università Statale - vanno immaginate come quelle dell'influenza: non più un'offerta a livello generalizzato per tutta la popolazione, ma finalizzata a proteggere le persone più fragili». Per ora un'ulteriore dose servirà a potenziare l'azione del vaccino, di cui non sappiamo con precisione l'effettiva durata. «Non possiamo dire se servirà una quarta dose - sostiene Arnaldo Caruso, presidente dei virologi italiani -. Non c'è soltanto un braccio anticorpale che ci difende, ma c'è anche un'importante braccio di immunità cellulo-mediata.

Quindi, non sapendo quanto pesa l'uno rispetto all'altro, noi dobbiamo cercare di tenere la barriera dell'immunità sempre molto alta».

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