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L'ira dei big del Movimento contro Casaleggio

Con lo stop al terzo mandato, il patron di Rousseau vuole spianare la strada a Dibba

L'ira dei big del Movimento contro Casaleggio

È una frase che suona come una condanna a morte per tutta una classe dirigente. L'ha pronunciata Davide Casaleggio durante l'evento online per la presentazione del bilancio 2019 dell'Associazione Rousseau. «Noi, dal lato Rousseau, gestiamo tutti i processi. Per cui, nel momento in cui ci sono queste regole facciamo in modo che vengano rispettate, oppure facciamo in modo che i probiviri abbiano le informazioni che gli servono, ovviamente lo vediamo dall'esterno». Boom. La domanda dell'utente era sul limite del doppio mandato e non serve nemmeno troppo leggere tra le righe per percepire il fastidio del figlio di Gianroberto sulle voci che si rincorrono. Prima sull'addio al vincolo per Virginia Raggi e Chiara Appendino, in lotta per la ricandidatura a Roma e Torino. Poi su una «sanatoria tombale» per tutti. Tanto che a Montecitorio e Palazzo Madama gli eletti davano per scontata l'abolizione della regola. E addirittura si spingevano oltre, con frasi di questo tipo tra chi è al primo giro: «Potevano dirlo all'inizio della legislatura, così tutti quanti saremmo partiti nelle stesse condizioni invece di dare spazio chi era già al secondo mandato». Il riferimento è alle apparizioni tv.

Nel M5s è noto che a Casaleggio non andrebbe giù l'ennesima deroga. Negli ambienti più vicini all'azienda e a Rousseau è ricominciata a circolare una citazione del padre fondatore: «Ogni volta che deroghi a una regola praticamente la cancelli». Se passasse la linea di Davide ne farebbero le spese praticamente tutti i big. Luigi Di Maio, Alfonso Bonafede, Riccardo Fraccaro, Vito Crimi, Paola Taverna, oltre a Virginia Raggi e Chiara Appendino. C'è chi interpreta la mossa di Casaleggio come un tentativo per spianare la strada ad Alessandro Di Battista, che ha all'attivo una sola legislatura, nel ruolo di futuro leader del Movimento. E circolano pure ipotesi di deroghe ad hoc per Raggi e Appendino l'anno prossimo. «Ma sarebbe troppo difficile da far digerire agli altri», riflette un eletto. Il punto è un altro: «Come si può immaginare che Di Maio interrompa la sua carriera politica dopo aver fatto due volte il ministro a soli 33 anni?».

Resta il fatto che la frase del presidente di Rousseau è stata accolta con freddezza, e in alcuni casi rabbia, da vertici e gruppi parlamentari. Che continuano a pensare che l'abbandono del tetto dei due mandati alla fine arriverà, magari dopo una votazione sulla piattaforma gestita da Casaleggio. E intanto è sempre più ampio il fossato tra i parlamentari e l'Associazione milanese. L'intervento da «esterno» ha fatto «incaz.... tutti» spiegano dal M5s. E tanti, a partire da Di Maio, vorrebbero svincolarsi da Rousseau.

Altri, seppure in forma anonima, scoprono il «conflitto di interessi» di Casaleggio. E chiosano: «Come fa a dire di parlare da esterno quando sulla sua piattaforma votiamo tutte le nostre proposte?» Infine: «Perché allora era alle riunioni in cui si parlava del governo con il Pd?»

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