L'ira di Russia e Cina, Ue tagliata fuori

Mosca e Pechino condannano l'operazione. Il Cremlino: gravi danni alle relazioni

L'ira di Russia e Cina, Ue tagliata fuori
00:00 00:00

Dopo l'attacco statunitense ai siti iraniani scricchiolano numerose certezze. Tranne una: il da farsi, in Medioriente, non si decide in Europa ma altrove; sul canale privilegiato Washington-Tel Aviv da un lato, e su quello Mosca-Brics dall'altro. Dalle reazioni del Vecchio Continente emerge infatti un sentimento di emarginazione, se non di frustrazione. Trump era stato chiaro qualche ora prima: "L'Iran non vuol parlare con l'Europa, ma con noi". Poi i bombardamenti, decisi quando in Svizzera gli europei pensavano ancora di poter cavare ragni da un buco che conteneva uranio tra le montagne degli ayatollah.

Il primo faccia a faccia del Vecchio Continente con la Repubblica islamica dall'inizio della crisi con Israele c'era stato venerdì a Ginevra: nulla di fatto, con Francia, Germania, Regno Unito e Ue a ribadire la contrarietà all'atomica, e l'Iran il diritto a difendersi e a sviluppare un nucleare pacifico. Ieri i leader Ue in formato E3 hanno invitato Teheran a non intraprendere azioni che possano destabilizzare la regione e impegnarsi in negoziati. Ma sale la preoccupazione. Londra conferma di non esser coinvolta negli attacchi dell'alleato, smentendo che Washington abbia chiesto l'uso della base britannica a Diego Garcia, isola dell'Oceano Indiano, come contro lo Yemen. Prove di smarcamento. Ma il premier Starmer non esclude che Londra possa intervenire a sostegno degli Usa in nome dell'art. 5 della Nato se subissero un contrattacco. Informata con "congruo anticipo" dei raid Usa, ha ammesso ieri Starmer, per cui "non si potrà permettere all'Iran di sviluppare armi nucleari", è iniziata la corsa degli europei a valutare rischi di prospettiva. Starmer ha assolto gli Stati Uniti, "intervenuti per ridurre la minaccia" per poi riunire a Londra il comitato Cobra e pianificare interventi di emergenza, evacuazioni incluse. A Parigi, Macron ha convocato il Consiglio Difesa e Sicurezza spiegando che "una risposta strettamente militare" non può risolvere il conflitto Iran-Israele. Ha parlato con il presidente iraniano Pezeshkian invitandolo a riprendere i colloqui. Ma nei vari tavoli governativi, qualcuno ieri ha pure considerato l'ipotesi di regime change non più tabù. E oggi a Parigi parlerà Reza Pahlavi, figlio dell'ultimo Scià di Persia. Conferenza stampa. Luogo segreto.

L'ipotetico caos che potrebbe innescarsi ha spinto varie cancellerie ad azionare percorsi di fuoriuscita dei connazionali dall'Iran. Perfino dalle carceri. Macron ha richiesto l'immediato rilascio di due ostaggi francesi, Cécile Kohler e Jacques Paris. Telefonate ai leader di Arabia Saudita, Oman, Emirati Arabi e Qatar. Da Madrid il premier Sánchez ha detto che l'Iran "non deve poter accedere all'arma nucleare", ma la stabilità di un Medioriente "sull'orlo dell'abisso" può esser raggiunta "solo con negoziati" e de-escalation. Cauta la coalizione tedesca Cdu-Spd dopo le critiche al cancelliere Merz dai socialisti: aveva detto che Israele in Iran stava facendo il "lavoro sporco" per tutti. L'Ue batte un colpo con la presidente Von der Leyen: mercoledì riunione dei Commissari Ue sulle ripercussioni in Europa post attacco, e invito a Teheran ad accettare una "soluzione diplomatica", fermo restando che non deve avere la bomba. Oggi riunione dei ministri degli Esteri Ue a Bruxelles per capire se ci sono margini per riprendere il dialogo.

La Turchia chiede "che uno scenario catastrofico non si concretizzi". Intanto da Mosca (dove il ministro degli esteri iraniano Araghchi incontrerà oggi il presidente Putin) il portavoce del Cremlino ha dichiarato che le relazioni Russia-Usa hanno subito "gravi danni" e non sarà possibile "riportarle su un percorso costruttivo in una sola notte".

Il ministero degli Esteri condanna gli Usa "in un mondo che rischia di sprofondare nel caos, se ognuno è autorizzato a interpretare il diritto all'autodifesa come crede", ma va oltre Medvedev, vicepresidente del Consiglio di sicurezza russo: "L'attacco Usa non fermerà la produzione di armi nucleari di Teheran". Anche la Cina "condanna con forza" gli Usa e denuncia "una violazione del diritto internazionale". E Pechino, in buoni rapporti con gli ayatollah, prova ad accreditarsi come mediatore sollecitando un cessate il fuoco.

Commenti
Pubblica un commento
Non sono consentiti commenti che contengano termini violenti, discriminatori o che contravvengano alle elementari regole di netiquette. Qui le norme di comportamento per esteso.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica