Cronache

L'ira di Vissani declassato: "Vergogna"

Lo chef: «Loro giocano, chi ci giudica?». Da Nord a Sud, ecco i migliori locali

L'ira di Vissani declassato: "Vergogna"

dal nostro inviato a Piacenza

È un'Italia che a tavola si muove avanti ma piano, quella fotografata dall'edizione 2020 della Guida Michelin, la numero 65 italiana. Uno strumento che fatica ancora una volta a registrare le tendenze più innovative, l'ormai consolidato successo delle pizzerie gourmet, la nascita di una nuova generazione di trattorie contemporanee che linkano la ricerca con l'informalità. Di questi indirizzi non c'è traccia nella honours list del libro rosso, per una precisa scelta editoriale del direttore Sergio Lovrinovich e dei suoi collaboratori. Una decisione che - e non lo diciamo da oggi - non condividiamo perché abbiamo visitato noodle bar in mercati di Singapore e Bangkok con la stella e pensiamo che premiare la cucina italiana autentica sarebbe il vero scossone. La rivoluzione è rimandata anche stavolta, prego ripassare.

Avanti piano, quindi. Ma c'è anche chi va indietro, come l'ormai grande vecchio della cucina italiana Gianfranco Vissani, che nel suo ristorante di Baschi (Terni) scende da due a una stella e si infuria. «La Michelin - si sfoga a caldo - è una vergogna italiana, loro giocano, ma noi purtroppo no. A questo punto era meglio che ce le togliessero tutte e due».

Al di là delle polemiche (nella cucina non c'è la Var e anche nel calcio le polemiche infuriano comunque) l'edizione 2020 della Michelin presentata ieri al teatro municipale di Piacenza è comune ricca di spunti. Undici i tristellati, con Bartolini, di cui parliamo a parte, che si unisce a Enrico Crippa di Piazza Duomo ad Alba (Cuneo), I fratelli Cerea di Da Vittorio a Brusaporto (Bergamo), Norbert Niederkofler di St Hubertus a San Cassiano (Bolzano), Massimiliano Alajmo delle Calandre di Rubano (Padova), Nadia Santini di Dal Pescatore a Canneto sull'Oglio (Mantova), Massimo Bottura dell'Osteria Francescana di Modena, Riccardo Monco dell'Enoteca Pinchiorri di Firenze, Heinz Beck della Pergola di Roma, Niko Romito di Reale a Caste di Sangro (L'Aquila) e Mauro Uliassi dell'omonimo ristorante a Senigallia (Ancona).

Ci sono poi 35 due stelle con due novità (La Madernassa a Guarene, Cuneo, chef Michelangelo Mammoliti, e Glam di Enrico Bartolini a Venezia, chef Donato Ascani) e 328 una stella, con 30 novità.

In totale le insegne stellate in Italia sono 374 con la Lombardia in testa.

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