Terrorismo

L'Isis minaccia la Champions. Allarme per l'arresto a Roma

Il messaggio: "Uccideteli tutti". Potrebbe essere un bluff. Ma fa tremare il fermo di un terrorista tagiko a Fiumicino

L'Isis minaccia la Champions. Allarme per l'arresto a Roma

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«Uccideteli tutti». Il messaggio diffuso in rete dallo Stato Islamico non lascia spazio alla fantasia. Il terrorista armato di kalashnikov con dietro i nomi dei quattro stadi di Madrid, Parigi e Londra, in cui stasera e domani si giocano i quarti di finali della Champions League, fa pensare a una nuova stagione di attentati europei volti a colpire il mondo del calcio e, in prospettiva, le Olimpiadi di Parigi della prossima estate.

C'è però da chiedersi se si tratti di semplice propaganda o di reale sfida. E questo per due semplici motivi. Il primo è abbastanza evidente. Annunciare un attentato, seppur su un proscenio così vasto come quello di tre grandi capitali, equivale a mettere in allarme gli apparati di sicurezza. Potrebbe trattarsi di semplice propaganda rivolta a resuscitare l'incubo di uno Stato Islamico pronto a tornare in Europa. Ma, spiegano fonti d'intelligence, potrebbe anche trattarsi di pre-tattica, per capire come rispondono le forze di sicurezza e quali sono le falle in cui incunearsi.

In tutto questo gli inquirenti europei studiano soprattutto il cambio di regia in corso all'interno del fronte jihadista. L'affacciarsi sulla scena europea dell'Isis-K - variante afghana dello Stato Islamico sconfitto in Siria e Irak - fa capire quanto sia cambiata la natura dell'organizzazione e dei suoi protagonisti. Quando la centrale operativa era a Raqqa e Mosul, il gruppo contava sull'apporto di migliaia di militanti partiti dall'Europa, ma in contatto con una vasta rete di complici e simpatizzanti. Gli attentati di Parigi del novembre 2015, tra i cui obbiettivi c'era pure lo Stade de France, restano l'esempio più eloquente. L'attentato, pianificato in Siria, fu eseguito attivando una cellula reclutata in Belgio. Oggi l'Isis afgano non può contare su una simile rete di contatti nei paesi europei. Gran parte dei suoi militanti arrivano dall'Afghanistan o dalle Repubbliche islamiche ex-sovietiche come il Tagikistan o l'Uzbekistan. La facilità con cui gli ex-cittadini sovietici si muovono all'interno della Federazione Russa ha sicuramente agevolato l'attentato al Crocus City Hall di Mosca del 22 marzo scorso. In Europa però le cose vanno diversamente. E il fermo a Fiumicino di Ilkhomi Sayrakhmonzoda, tagiko 32enne «membro attivo dell'Isis», arrestato lunedì mentre stava per salire su un treno diretto nella Capitale, ne è la dimostrazione. Il suo passaggio da Roma, 24 ore prima delle minacce agli stadi della Champions, rappresenta al tempo stesso un preoccupante campanello d'allarme. Anche perché il tagiko Sayrakhmonzoda ha un pedigree molto simile a quello dei terroristi che colpirono Parigi e il Bataclan. Come loro ha vissuto e s'è radicalizzato in Belgio. E come loro, nel 2014, ha risposto al richiamo dell'Isis unendosi alle sue cellule siriane. Ora, visto che proveniva da Eindhoven in Olanda, c'è da chiedersi quando sia rientrato in Europa, come si sia procurato i falsi documenti con cui viaggiava e per quale motivo fosse in Italia. La ricostruzione dei suoi movimenti potrebbe evidenziare il tentativo dell'ala afghana dell'Isis di ricostruire attraverso proprie pedine lo stesso tipo di rete costruita a suo tempo dal «califfo» Abu Bakr al Baghdadi.

E allora la minaccia agli stadi rappresenterebbe qualcosa di molto più inquietante della semplice propaganda.

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