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Liste escluse a Roma e Milano Doppio vantaggio per il Pd

Nella Capitale fuori Fassina (Si): un assist per Giachetti che può recuperare qualche voto. Al Nord tocca a Fdi, ma la riammissione è possibile. Niente lista Ncd contro i dem a Cosenza

Liste escluse a Roma e Milano Doppio vantaggio per il Pd

Caccia all'ultimo voto, raschiando l'ultimo barile, scavando nell'ultimo faldone, fino all'ultimo cavillo di una burocrazia sempre vigile, zelante e «amica» del potente di turno. Matteo Renzi, si sa, non lesinerebbe su alcuno degli stratagemmi possibili, pur di limitare il danno di Amministrative nate malissimo per il Pd e in grado di affievolire verso il basso la propria spinta propulsiva (specie in vista del referendum sulla sua persona, a ottobre).

L'ultimo grido in fatto di «aiutini di casa» è arrivato ieri grazie alle sorprendenti esclusioni di liste scomode. Anzitutto, quella di Stefano Fassina a Roma: una Sinistra accreditata intorno al cinque per cento, elettori per la maggior parte in «fuga» dal tradizionale approdo pidino. Considerato che il candidato messo in campo dal Nazareno, Roberto Giachetti, s'è rivelato gracilissimo persino nei confronti diretti con l'esordiente grillina Raggi, se confermata, l'esclusione di Fassina costituirebbe davvero lo spostamento dell'ago della bilancia capace di far arrivare al ballottaggio il bolso Giachetti invece di uno dei due candidati del centrodestra che per il momento lo sovrastano (in voti e personalità): Alfio Marchini e Giorgia Meloni.

Fassina ieri è caduto dal pero, dichiarando tutto il proprio stupore per una decisione incredibile che, «se fosse confermata, altererebbe pesantemente l'esito delle elezioni amministrative della Capitale». Anche l'esponente della minoranza pidina, uscito a suo tempo in dissenso da Renzi, sospetta così una «manona» capace di interferire sugli esiti elettorali e si prepara non soltanto al ricorso d'urgenza al Tar, ma anche «a ulteriori iniziative». I suoi vizi «formali», secondo la commissione elettorale circondariale che dirà l'ultima parola in settimana, non sono sanabili, in quanto riguardano l'uso di moduli vecchi per le liste municipali e dati mancanti per quelle comunali.

Sullo stesso fronte battagliero si trova anche Fratelli d'Italia a Milano, esclusa per la stessa dichiarazione in autotutela di «non rientrare nei casi di incandidabilità previsti dalla legge Severino». Mero errore materiale, spiegano i rappresentanti milanesi del partito alleato con Stefano Parisi, che verrà sanato al più presto (d'altronde, trattandosi di una dichiarazione in autotutela, dovrebbe essere sanabile in ogni momento). «Stiamo rimediando - spiega Ignazio La Russa - l'errore è dovuto alla fretta: è la prima volta che c'è questa normativa». Anche Fdi è pronta a rivolgersi al Tar; una sua esclusione favorirebbe in modo notevole il candidato renziano Beppe Sala. Una «brutta notizia», ha commentato infatti l'azzurro Parisi, cui non rimane altro che sperare «si tratti solo di una vicenda formale che possa essere risolta rapidamente».

Se la forma in certi casi è sostanza - non sembra questo il caso - ci sarebbe invece da chiedersi se si tratti davvero di sfortuna e/o pura casualità. Perché lo stesso zelo sulla dichiarazione ex lege Severino è stato messo in campo anche dalla commissione elettorale di Cosenza, dove è stata esclusa Cosenza popolare. Si tratta di una lista Ncd che fa capo ai fratelli Gentile e al senatore Bilardi, che erano stati capaci di far saltare l'imposizione di un paracadutato da Renzi, il manager dei vip Lucio Presta. E, successivamente, di scaricare il candidato pidino last minute Carlo Guccione, ora appoggiato invece dai verdiniani di Giacomino Mancini (Ncd sostiene invece Enzo Paolini, il candidato diretta espressione dei gentiliani).

Al punto che se finora l'imperativo per Renzi sembrava «vincere!», ora andrebbe aggiornato in: «Vincere? Facile!».

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