Le liste di proscrizione della Cirinnà sul ddl Zan

Sul ddl Zan, oltre allo stallo, c'è quello che in Senato è già diventato il "caso Cirinnà"

Le liste di proscrizione della Cirinnà sul ddl Zan

Sul ddl Zan, oltre allo stallo, c'è quello che in Senato è già diventato il «caso Cirinnà». Da Monica, senatrice del Pd, che ha scatenato l'ennesima polemica dopo aver pronunciato alcune frasi forti al Tg1 di martedì sera. «Oggi in Senato è il giorno della verità - spiegava davanti alle telecamere - abbiamo i nomi e i cognomi di chi vuole modificare questa legge, di chi fa l'occhiolino a Orban, di chi vuole continuare a lasciare persone oggetto di crimini d'odio». Il giorno dopo la presentazione degli emendamenti al testo sull'omotransfobia, scatta l'accusa di voler ricorrere alle liste di proscrizione contro chi vuole cambiare il testo. Quell'«abbiamo nomi e cognomi» scoppia come una mina dentro lo stesso Pd e provoca la reazione di Italia Viva, partito, quest'ultimo, che a Palazzo Madama ha presentato quattro emendamenti al ddl Zan. All'attacco Davide Faraone, capogruppo dei renziani al Senato. «Ricordo alla senatrice Cirinnà che le liste di proscrizione venivano fatte in questo Paese dal regime fascista e che quel regime era campione di discriminazioni», scrive Faraone.

Cirinnà lancia accuse a Italia Viva anche in un'intervista al Corriere della Sera. Dicendosi «sconvolta» dall'atteggiamento di Iv e accusando Matteo Renzi di avere un intento «totalmente demolitorio» nei confronti del ddl, bloccato in Senato. Renzi, in un'intervista al talk di Rai2 Anni 20 Estate, non fa sconti. «Noi vogliamo la legge, invece la sinistra fa così: sui diritti fa i convegni e non porta a casa le leggi - sottolinea Renzi - andiamo sul testo Scalfarotto e approviamo la legge prima della pausa estiva». Replica alla Cirinnà la deputata renziana Lucia Annibali. «Sono accuse pesanti nei toni e eccessive sul piano politico», ribatte Annibali. La deputata Pd Laura Boldrini, invece, si dice «sbalordita» dagli emendamenti di Iv.

Il governatore dell'Emilia-Romagna Stefano Bonaccini e il senatore dem Andrea Marcucci auspicano una «mediazione alta» per approvare il testo prima di settembre. Proprio dagli ex renziani del Pd arrivano una serie di mugugni, a taccuini chiusi, sulla Cirinnà, considerata troppo «divisiva». Una collega la definisce «massimalista». Un senatore del Sud la stronca: «Cirinnà deve tutto a Renzi e ai renziani.

La scelsero come relatrice sulle unioni civili, quindi se non fosse stato per Renzi, sarebbe ancora alle prese con i cani e i gatti abbandonati». Per il vicecapogruppo a Palazzo Madama Franco Mirabelli quelli contro la Cirinnà sono «attacchi strumentali». Ma al Nazareno ormai sono in pochi a difenderla.

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