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L'Italia fallisce per il verde, Berlino cresce

L'Italia fallisce per il verde, Berlino cresce

C'è modo e modo di essere statalisti, e c'è modo e modo di sposare il nuovo evangelo dell'ecologismo radicale che vorrebbe «fermare il mondo» (come domanda Greta Thunberg) quale che sia il prezzo: in termini di crescita economica, vite umane nei paesi più poveri, sviluppo della conoscenza. Al riguardo basta confrontare quanto ha proposto Angela Merkel, con il suo nuovo «piano verde», e le misure che l'esecutivo Conte 2 sta per mettere in campo al fine di caratterizzare in senso ambientalista la svolta politica in atto, che ha visto i Cinquestelle scaricare la Lega per portare al governo il Pd. Al termine di una lunga discussione, infatti, in Germania si è deciso che dal 2021 s'introdurrà un sistema di commercio dei certificati di emissione, mentre la benzina e il diesel cresceranno di 3 centesimi, in un primo tempo, e di 10 centesimi in seguito. Ma tutto questo verrà fatto mantenendo il pareggio di bilancio. Entro il 2013 il piano costerà 54 miliardi di euro, con l'obiettivo di ridurre le emissioni inquinanti, ma anche al fine di operare un generale rinnovamento del sistema ferroviario. Si tratta di buone scelte?

Fondamentalmente no. Per lo più sono misure volte a rispondere, sul piano politico, al massiccio ritorno sulla scena pubblica dei temi ecologisti: non solo in Germania, ma soprattutto in Germania. Se però confrontiamo tutto ciò con quanto si prepara in Italia, è chiaro che comunque a Berlino permane un certo pragmatismo. Lì nessuno si propone di mettere in difficoltà la Volkswagen, mentre da noi questo governo riprendendo progetti di quello precedente continua a inseguire quel progetto di «ecotassa» che certamente è destinato a deprimere tutto il settore auto. Già a inizio 2019 la Fiat aveva annunciato di voler rivedere il piano che era stato presentato a novembre; ora il nuovo incentivo a non possedere più automobili è un ulteriore ostacolo allo sviluppo dell'intera industria metalmeccanica. Diversamente che in Germania, da noi l'economia conta poco. Conte e i suoi hanno bisogno di segnare una netta discontinuità con i tratti «leghisti» del precedente esecutivo: la retorica ecologista funziona a tale riguardo. Per di più, questa enfasi sull'ambiente si presta anche a costruire una nuova asse Roma-Berlino focalizzata sull'attenzione alla natura.

La crescita e i posti di lavoro? Possono attendere.

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