Nei dibattiti che si tengono ogni sera sulla nostra televisione i giornalisti discutono le prese di posizione e le dichiarazioni dei nostri politici e spiegano ciò che accade in Italia come il prodotto delle loro azioni. Nel caso delle migrazioni mediterranee da qualche tempo si parla anche delle decisioni prese dalla Comunità Europea. Molti speravano che l'Europa potesse aiutare a fermare i barconi prima che venissero caricati di migranti. Si contava inoltre sulla decisione presa dai ministri degli Esteri di stabilire delle quote di migranti per ciascun Paese europeo. Poi non se ne è fatto niente. Le migrazioni sono la conseguenza della scomparsa di uno Stato libico unico e dell'esistenza di due centri di potere: quello di Bengasi e quello di Tripoli. L'Onu ha esplicitamente detto che qualsiasi azione bellica contro gli scafisti può essere presa solo con il consenso di un unico governo libico e ha inviato un suo rappresentante per creare un accordo fra i due governi rivali. In realtà, però, questi governi non sono autonomi. Il governo di Bengasi è sostenuto dall'Arabia Saudita e forse anche da Francia e Inghilterra, mentre il governo di Tripoli è sostenuto dalla Turchia. Questa si sta reislamizzando e ha favorito la nascita del Califfato che sta estendendo le sue propaggini anche nel Nord Africa.
La formazione di un unico governo libico non dipende perciò solo dai negoziati condotti in Libia, ma soprattutto dagli accordi fra queste potenze, più gli Usa, con i loro colossali interessi. L'Italia non ha una politica estera dinamica e autorevole. È un vaso di coccio fra vasi di ferro anche rispetto a Paesi europei come Inghilterra e Francia che fanno apertamente i propri interessi. Ma non capita mai che nei nostri dibattiti televisivi si discutano questi problemi di geopolitica.
Mai che giornalisti o studiosi analizzino e discutano seriamente le azioni e le intenzioni delle grandi potenze, le conseguenze su di noi, le nostre possibili alleanze e manovre per uscire dalla trappola in cui ci hanno cacciato. Discutiamo come se tutto dipendesse dai politici italiani, dalle loro meschine beghe di partito, dalle loro battute, ignorando ciò che conta realmente.
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