"Non riconosceremo nessun Emirato". Così l'Italia puntella il governo afghano

Ettore Sequi, segretario generale del Ministero degli Esteri, intervistato da Sky Tg24, assicura il sostegno "finanziario, politico e diplomatico" dell'Italia nel contrastare l'avanzata dei talebani in Afghanistan

"Non riconosceremo nessun Emirato". Così l'Italia puntella il governo afghano

“Deve essere molto chiaro che non sarà accettata una presa di potere violenta o con la forza da parte di nuovi regimi, non sarà riconosciuto alcun altro nuovo Emirato". A dirlo, nel corso della trasmissione “Buongiorno” di Sky Tg24, è Ettore Sequi, segretario generale del Ministero degli Esteri e braccio destro di Luigi Di Maio, parlando della delicata situazione in Afghanistan.

"Su questo è utile aggiungere che ci sono molti civili afghani che avendo collaborato con gli stranieri sono oggi preoccupati per il loro futuro, per questo insieme ad altri partner ci stiamo muovendo e una collaborazione fra il ministero della Difesa, ministero degli Esteri e quello degli Interni ha fatto sì che già 228 afghani, e le loro famiglie, che hanno già collaborato con noi siano già in Italia. E altri ce ne saranno nei prossimi giorni”, ha sottolineato Sequi che, poi, ha chiarito: "il ritiro del nostro contingente e delle forze internazionali non significa minimamente che noi abbandoneremo l’Afghanistan, abbiamo fatto un investimento che è costata anche la vita ai nostri militari". L'Italia, in pratica, non farà mancare il suo sostegno "finanziario, politico e diplomatico" a Kabul. A tal proposito il funzionario della Farnesina ricorda che a fine luglio si è tentuta proprio a Roma una riunione "per coordinare una politica nei confronti dell’Afghanistan". "Ed è importante, come dice il ministro Di Maio, - dichiara Sequi - preservare quei passi in avanti irreversibili che sono stati fatti in Afghanistan in termini, ad esempio, di promozione del ruolo femminile, del rafforzamento di alcune istituzioni democratiche come il Parlamento”.

Il braccio destro di Di Maio ritiene che alcune conquiste siano ormai irreversibili e che le Ong locali hanno una maggiore consapevolezza del fatto che indietro non si torna: "Noi vogliamo salvaguardare queste conquiste e non accetteremo in ogni caso delle prese di potere attraverso la forza. È una posizione molto chiara a livello internazionale e lo è anche per l’Italia. Ricordo - ha concluso - che a Doha stanno continuando i dialoghi fra afghani, talebani e rappresentanti internazionali”.

Intanto anche gli altri Paesi sono in allerta. La Germania si è rivolta direttamente ai talebani chiarendo che, nel caso in cui dovesse rinascere un califfato in Afghanistan, il Paese “non avrà più un centesimo” dai fondi per l’aiuto allo Sviluppo stanziati da Berlino, una cifra che si aggira intorno ai 430 milioni all'anno.

“Questo lo sanno anche i talebani”, ha detto il ministro degli Esteri Heiko Maas al Morgenmagazin della Zdf. L'Amministrazione Biden, invece, stando a quanto riporta la Cnn, sta pensando di ridurre ulteriormente il proprio personale nell’ambasciata di Kabul.

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