Coronavirus

L'italiana bloccata in Sudafrica: "Di Maio si svegli o finiamo per strada"

Enrica Narciso è un’italiana che vive in Sudafrica che ci ha contattato via social dopo aver letto l'articolo sui nostri connazionali bloccati in Messico perché anche lei non riesce a rimpatriare

L'italiana bloccata in Sudafrica: "Di Maio si svegli o finiamo per strada"

“Io e mio marito non sappiamo come ritornare in Italia. Ci potrebbe aiutare?”. Sono queste le prime parole di Enrica Narciso, un’italiana che vive da sei anni in Sudafrica e che ci ha contattato via social dopo aver letto il nostro articolo sui nostri connazionali che non riescono a rimpatriare dal Messico.

La disperazione di Enrica si percepisce subito dal tono della sua voce, sin dall’inizio della telefonata. Lei e suo marito sono due tour operator che, negli ultimi anni hanno vissuto nella piccola cittadina di Hoedspruit e hanno lavorato tra Sudafrica, Namibia, Botswana, Zambia, Zimbawe e Mozambico. Ora la coppia italiana, originaria della provincia di Torino, aveva deciso di ritornare in Italia, ma il lockdown vigente in tutto il mondo per il coronavirus ha rovinato i loro piani. La signora Narciso sarebbe dovuta partire il 15 marzo e, cinque giorni dopo, l’avrebbe dovuta raggiungere il marito, insieme ai loro due cani, ma entrambi i voli sono stati cancellati nel giro di poco tempo. “Ovviamente, avevamo già venduto la casa, la macchina e tutto il resto”, ci rivela la nostra connazionale che, ora, ha trovato una sistemazione di fortuna “ma è temporanea”. “Il problema serissimo, per noi, è la casa. Abbiamo una soluzione temporanea e rischiamo di essere mandati via da un momento all’altro. L’abbiamo spiegato e stra-spiegato all’Ambasciata, ma c’è un disinteresse totale per la vicenda”, dice con rammarico la tour operator piemontese che, a fine marzo, dal consolato di Johannesburg ha ricevuto soltanto l’offerta di un volo diretto a Francoforte “a patto che potessimo dimostrare una prosecuzione via treno o via aereo per l’Italia”. Un’ipotesi immediatamente scartata perché la coppia italiana avrebbe dovuto abbandonare i loro amatissimi cani. Visto e considerato che voli diretti per l’Italia non ve ne sono, la signora Narciso, nell’ultima settimana di aprile, ha scritto all’Unità di crisi del ministero degli Esteri. La prima risposta che ha ricevuto è stata quella di contattate l’ambasciata tedesca, sempre per prendere un volo diretto verso Francoforte “ma dalla Farnesina erano addirittura disinformati perché i voli per la Germania erano già esauriti”, spiega la nostra sventurata connazionale. Dopo aver fatto notare questa svista, la seconda risposta che ha ottenuto dal ministero guidato da Luigi Di Maio è stata: “Consulti il sito di Qatar Airways”, ossia come dire: ‘Si arrangi’”. E così la tour operator italiana ha provato a sfoggiare le armi del mestiere chiedendo di organizzare un volo tra Sudafrica e Kenya. Niente da fare anche in questo caso. “Mi è arrivata una lettera scritta dove mi si diceva che non c’erano abbastanza passeggeri per attivarsi, ma non è vero perché in Kenya ci sono 500 italiani bloccati”, spiega ancora la nostra connazionale. E aggiunge: “Sembra che ci sia proprio la volontà di non far nulla. Quello della Farnesina sembra proprio un disinteresse voluto”. In fondo, la coppia non ha grandi pretese: vorrebbe solo poter tornare in Italia in compagnia dei loro cani. “Chiediamo che Di Maio si svegli e attinga fondi europei per i rimpatri, proprio come ha fatto la Germania, così da evitare che il prezzo elevato del biglietto aereo (2000-2500 euro) non diventi una scusa per non organizzare il volo”, conclude la signora Narciso, trovando inammissibile che tutti gli altri Paesi (Germania, Svizzera, Gran Bretagna e Francia) abbiano già rimpatriato i loro connazionali, mentre l’Italia no.

La posizione della Farnesina sui rimpatri

Col sistema dei fondi europei, infatti, si legge su Askanews, sono tornati a casa 50mila dei 500mila europei: oltre trentamila tedeschi, 3400 spagnoli, 2257 austriaci, 2470 belgi. Quasi duemila cechi, ottocento olandesi, ma solo mille italiani. La Farnesina si difende spiegando di aver usato questi fondi una sola volta “perché il Regolamento del Meccanismo Unionale di protezione civile prevede che esso possa essere attivato solamente per Paesi in cui non esiste opzione commerciale di rientro, come ribadito dal commissario Lenarcic”. E ancora:“Questo per evitarne l’uso eccessivo, per assicurare rispetto dei principi di solidarietà, equità e proporzionalità. E che ci dovevano essere anche altri cittadini europei sul volo”. Il ministero degli Esteri ha sottolineato, poi, che “la Commissione Europea si riserva solo a posteriori di dare il contributo, che va da un minimo dell’8 ad un massimo del 75% a fronte di un anticipo dell’intero costo del volo da parte dello Stato". Da Bruxelles, però, fanno sapere che non esiste un limite numerico, ma è sufficiente che gli aerei imbarchino cittadini anche di altri partner dell’Ue. Un portavoce dell’esecutivo comunitario chiosa: “Noi accettiamo tutte richieste da tutti i paesi, ma il meccanismo di protezione civile deve essere attivato dalle autorità nazionali”. Insomma, pare proprio che Di Maio non abbia scuse..

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