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L'Italicum è fatto ma il Pd lo vota da solo E perde ancora pezzi

Ok con 334 sì, 61 no e 4 astenuti. Renzi: «Impegno mantenuto». Gli altri sull'Aventino: da Forza Italia a Sel. E Brunetta: «Il nuovo Senato non passa»

L'Italicum è fatto ma il Pd lo vota da solo E perde ancora pezzi

RomaRenzi va avanti come un treno, perde qualche vagone in più rispetto alle scorse votazioni, ma incassa la nuova legge elettorale. Pigia sull'acceleratore: una corsa senza freni visto che le opposizioni, questa volta unite e compatte, per protesta escono dall'Aula per denunciare lo strappo ducesco del premier. Ma l'Italicum è legge: 334 sì, 61 no e 4 astenuti. I via libera sono 18 in meno se si rapportano alla fiducia votata la settimana scorsa. Ma i 61 no non sono tutti dei dissidenti piddini perché comprendono i voti di Massimo Corsaro (ex Fdi), verosimilmente di Nunzia De Girolamo (che sorride solare quando le si chiede come ha votato), di Saverio Romano, unico forzista a dichiarare in chiaro la sua contrarietà all'Aventino: «Voglio lasciare ai posteri l'impronta digitale che ho cercato di oppormi a una legge sbagliata - spiega - e che non si dica che era in vacanza o al bagno». Alcuni dissidenti del Pd ci tengono a far sapere che voteranno contro, in odio all'autoritarismo renziano. Sono Meloni, Civati (che annuncia «Non voterò l'Italicum che è un Porcellum con le ali», ndr ), Fassina e Lattuca. Sono in tanti a non applaudire quando parla il renzianissimo Guerini mentre quando un grillino sbraita: «Voi state facendo peggio di Berlusconi, vergogna!», la Bindi è costretta ad annuire e Bersani allarga le braccia come a dire «Come a dargli torto?». Intanto l'emiciclo piano piano si svuota. L'Aula, sfregiata dal piglio ducesco del premier, perde pezzi goccia a goccia. Escono i leghisti, escono i Fratelli d'Italia, escono gli azzurri, escono i grillini e, per ultimi, escono i Sel. Renzi fa gol alle 18.44 in uno stadio dove ci sono solo i suoi ultras; e la «curva» non è compatta per niente visti i musi lunghi dei Bersani & C. Il premier esulta via tweet : «Impegno mantenuto, promessa rispettata. L'Italia ha bisogno di chi non dice sempre no. Avanti, con umiltà e coraggio #lavoltabuona ». Soprassedendo sull'umiltà di Renzi, Brunetta attacca e giura che «è una vittoria di Pirro; con questi voti, al Senato, la riforma costituzionale non passerà mai, e se non passa la riforma del bicameralismo paritario questa legge elettorale è incostituzionale».

Le opposizioni, però, ora possono confidare soltanto in Mattarella, che in teoria può non firmare la legge, e nella Corte costituzionale, che sempre in teoria potrebbe eccepire qualche vizio. Forza Italia protesta ma può sorridere perché questa volta è stata compatta, se si esclude il già citato Saverio Romano. Compatta a fatica perché fino all'ultimo si sono riproposti mille distinguo. Un fittiano ammette: «Per me uscire dall'Aula è una cazzata ma non posso dare l'alibi all'accusa di aver dato il sostegno a Renzi nel segreto dell'urna». Più complessa la posizione dei verdiniani.

Fino a pochi minuti prima del voto sono rimasti imbullonati alla sedia i verdinianissimi Luca D'Alessandro e Massimo Parisi. Su di loro il pressing di Simone Baldelli e di Rocco Palese. Alla fine Parisi ha ceduto e lasciato l'Aula mentre D'Alessandro è rimasto al suo posto, pur senza votare. «Un po' per rovinare la foto...».

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