Dopo la lite il conduttore riabbraccia l'editorialista. Ascolti fermi sotto il 6%

Dopo la lite il conduttore riabbraccia l'editorialista. Ascolti fermi sotto il 6%

di Niente da fare, l'audience non arriva. Gli ascolti non decollano. Dopo una settimana di tira e molla, iniziata con il clamoroso abbandono dello studio di Travaglio e proseguita con lo scambio di editoriali dal sito di Servizio Pubblico e dalla prima pagina del Fatto quotidiano che preconizzava la rottura definitiva della coppia più granitica del Pat (Partito antiberlusconiano televisivo), l'improvvisa retromarcia di Marco e il ripristino della pax santoriana, sancita in diretta dalla stretta di mano prima dell'intervento travagliano, ha conquistato un normalissimo 5,95 per cento. Risultato praticamente identico al 5,90 di una settimana fa, solo poche migliaia di spettatori in più. Brutto segno per la ditta Michele & Marco. Lo zoccolo degli ascoltatori è sempre lo stesso e nemmeno la relativa incertezza sulla presenza del corsivista più acido dell'etere ha avuto un effetto sull'audience.

Nel suo editoriale sulle note di Caro amico ti scrivo di Lucio Dalla, Santoro si era intestato i meriti della difesa della libertà d'espressione in tv, lui che è divenuto «amico di Luttazzi, Celentano, Biagi e Montanelli, persone anche molto distanti da me», ospitate insieme a Travaglio, trasformato in «simbolo della lotta alla censura». Argomento della serata era l'immigrazione, ospiti Simona Bonafè, Mario Borghezio e Maurizio Landini sotto il titolo: «Fuori!». A un certo punto, però, impietosito dall'inquietudine che agitava la platea, Santoro ha voluto rasserenare gli animi: «Dobbiamo essere brevi perché tutti aspettano di sapere se Travaglio c'è o non c'è. Lo dico subito, c'è», ha annunciato gongolante. Dopo lo stacco pubblicitario ecce Travaglio, che si avvicina al conduttore per la stretta di mano. Sollievo.

Ovviamente il condirettore del Fatto non poteva non demolire l'intera legislazione in materia, dalla Turco-Napolitano, alla Bossi-Fini, ai pacchetti anti clandestini di Maroni. Stavolta però l'ha fatto senza eccessi livorosi, con un monologo più breve e meno intriso di grillismo. Pape Diaw di Sinistra Ecologia e Libertà ha concordato: «La Bossi-Fini non va riformata, ma eliminata». Insomma, se si fa eccezione per l'alterco tra Diaw e Borghezio durante la pausa pubblicitaria (Diaw: «Dici il falso, vai a mungere le vacche!». Borghezio: «In Europa gli italiani che non hanno un lavoro vengono buttati fuori»), il famigerato contraddittorio si è trasformato in un confronto pacato. Anzi, «pettinato», direbbe Carlo Freccero. In chiusura, via Vauro, è arrivata anche la benedizione di Papa Francesco. «Il Papa apre ai divorziati: Santità ne sono già arrivati due. E chi sono? Santoro e Travaglio». Tutto è bene quel che finisce bene. I due complici hanno ritrovato armonia e concordia. Ma non gli ascolti. È un fatto scoraggiante, il segnale della «lernerizzazione» del format .

Se una bagarre di una settimana come questa non ha trovato riscontri nell'audience significa che la ditta M&M ha perso centralità nel dibattito politico. Un'epoca è finita. Il renzismo sta rottamando anche il santorismo.

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