Lite pure su Cina e Autonomia E il M5s ora attacca Giorgetti

I grillini escono allo scoperto contro «l'uomo degli Usa e di Napolitano». Scontro con i salviniani sulla Via della Seta

S otto attacco. Nel novembre scorso era stato accusato di essere il mandante del voto a scrutinio segreto che aveva mandato sotto il governo sul ddl Anticorruzione. La sua reazione era stata improntata a un tranquillo fatalismo. «Ormai sono la vittima sacrificale. Visto che non mi lamento mai, danno sempre la colpa a me».

Da allora Giancarlo Giorgetti ha visto risorgere i malumori pentastellati soprattutto attraverso alcuni retroscena dei quotidiani. Fino alla giornata di ieri quando gli strali da sotterranei sono diventati pubblici. Il sospetto viene esternato da Gianluigi Paragone che, dai microfoni di Radio Cusano Campus, parla così del sottosegretario alla Presidenza del Consiglio: «Giorgetti rappresenta il partito più anziano in Parlamento, si fa carico di rappresentare una serie di poteri. Napolitano scelse proprio Giorgetti come uno dei suoi saggi. Mattarella parla per conto degli Usa, Napolitano idem, Giorgetti idem. Non vorrei che questo discorso dell'apertura alla Cina sia uno dei punti d'inquietudine degli americani. La nostra forza geopolitica sta nel Mediterraneo e quindi siamo partner degli Usa ma non esclusivi». E non a caso, sulla Via della Seta si consuma un nuovo scontro tra i gialloverdi. Con Palazzo Chigi (con i grillini) che difende «un'opportunità per l'Italia e un volano per la crescita economica», mentre molto scettici restano Salvini («no alla colonizzazione dell'Italia da parte di potenze straniere») e Giorgetti («nessuna interferenza di ordine strategico sul consolidato posizionamento dell'Italia»).

Il secondo affondo contro Giorgetti in sequenza arriva dall'europarlamentare, Ignazio Corrao, ospite di Agorà. «Ha portato a Palazzo Chigi dei tecnici con l'obiettivo di difendere il Tav ma ha fallito. Chi come Giorgetti difende equilibri da ancien régime si metta l'anima in pace. Non sprecheremo un centesimo dei soldi dei cittadini. Giorgetti appartiene comunque a dei meccanismi di potere: va in giro con Grilli, con Siniscalco, appartiene ai saggi di Napolitano, quindi ha sicuramente interesse a mantenere degli equilibri che appartengono all'ancien régime italiano».

Matteo Salvini, di fronte a questo fuoco di fila, difende il suo braccio destro, senza neanche curarsi troppo degli attacchi. «È tempo perso sfruculiare tra l'abbigliamento di Salvini e l'atteggiamento di Giorgetti».

A soffiare sul fuoco della convivenza governativa è anche il sottosegretario alla presidenza del Consiglio con delega agli Affari regionali, Stefano Buffagni. «L'autonomia? Non è una priorità per il paese, ci stiamo lavorando, è scritta nel contratto, ma le cose bisogna farle bene. Il problema è che c'è chi chiede la luna, e quindi chiaramente, vedo tempistiche molto più lunghe. Bisogna fare le cose nel rispetto dell'unità nazionale e dei servizi minimi essenziali». Una frase che ovviamente accende la miccia delle reazioni leghiste.

L'altolà viene dettato da Paolo Grimoldi e Fabrizio Cecchetti: «L'autonomia è prioritaria perché innescherà miliardi di risparmi per le Regioni che avranno maggiore autonomia su una serie di competenze. Come si fa a dire che non è una priorità?».

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