Lite tra toghe su Stamina: infusione bloccata

Uno scontro frontale tra procure stoppa ancora il metodo Stamina. Sabato i Nas di Torino hanno sequestrato attrezzature e materiali utilizzati per la sperimentazione della controversa terapia agli Spedali Civili di Brescia. A richiedere il sequestro il pm torinese Raffaele Guariniello, che a luglio ha chiesto - tra gli altri - il rinvio a giudizio del «padre» del metodo, Davide Vannoni, del suo braccio destro Marino Andolina e degli ex responsabili dell'ospedale bresciano (l'udienza preliminare è il 4 novembre), per associazione per delinquere e truffa. Per il gip Francesca Christillin, che ha firmato il provvedimento, il sequestro era necessario per stoppare «attività delittuose». Ovvero, nell'immediato, la somministrazione della cura a una bambina abruzzese, Noemi Sciarretta, malata di Sma1, che avrebbe dovuto arrivare a Brescia per la prima infusione di cellule staminali domani. Ma anche il via libera alle cure per Noemi era arrivato sempre per via giudiziaria, con due ordinanze del tribunale dell'Aquila (l'ultima del 14 agosto scorso), che oltre a «incaricare» gli Spedali Civili di procedere con le somministrazioni alla bambina, aveva anche inviato gli atti alla procura di Brescia, denunciando l'ospedale per aver «posto in essere comportamenti dilatori».

Insomma, nel caos intorno al metodo Stamina, dopo tv e cortei arriva il braccio di ferro tra toghe a complicare le cose. Proprio sullo scontro tra uffici giudiziari si concentra il commento a caldo dello stesso Vannoni, che prima twitta («mai visto un conflitto così tra poteri dello Stato») e poi mette in guardia dall'«alto rischio» che «Stamina non riprenda più le attività», confidando però che le famiglie dei malati «non abbandoneranno la battaglia». Anche il numero due della Fondazione, Andolina, critica la «battaglia tra magistrati»: «In mezzo ci sono bambini che pagheranno, temo, con la vita». A rispondere «presente», infatti, è il padre di Noemi, Andrea. «Ci sono magistrati - attacca l'uomo - che ordinano di proseguire le cure per chi le ha iniziate, visto che esiste una legge sulla sperimentazione, e arrivano i Nas? Ma se lo Stato ha firmato la sperimentazione sulla metodica, perché ogni volta che c'è una sentenza positiva per Noemi, qualcosa le impedisce di accedere a Stamina?».

Il dolore di un padre non cambia le convinzioni della procura di Torino, che vuole i vertici della Fondazione alla sbarra. Nel provvedimento di sequestro, oltre a pareri critici su Stamina di rappresentanti (anche due premi Nobel) della comunità scientifica internazionale, c'è una strana e-mail spedita nel 2011 da Andolina a Vannoni: «Brescia è nostra a 360 gradi».

Che Stamina funzioni o meno, resta l'anomalia di un tema scientifico così delicato trattato più dai magistrati che dagli scienziati. Lo prova un passaggio del provvedimento, che ricorda come finora già 336 volte (172 i «no», 164 i «sì») a decidere sulla richiesta di sottoporre malati alle cure del metodo Stamina sia stato un giudice.

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