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L'obiettivo è arrivare entro il 2025. Incognita referendum

Il ministro per le Riforme Maria Elisabetta Alberti Casellati ha ben chiaro il timing per l'approvazione della riforma costituzionale sul premierato

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Il ministro per le Riforme Maria Elisabetta Alberti Casellati ha ben chiaro il timing per l'approvazione della riforma costituzionale sul premierato: l'ok del Parlamento, in prima lettura, entro maggio 2024. È questa la data cerchiata in rosso sull'agenda del governo Meloni che ipotizza di concludere il primo passaggio nelle due Camere alla vigilia del voto per Europee. Venerdì 3 novembre la riforma andrà il Consiglio dei ministri per il via libera. È lo step iniziale. Poi il testo sarà trasmesso al Parlamento dove comincerà ufficialmente il cammino.

Per avere un'idea sui tempi è necessario fare un passaggio sul sistema di approvazione. Quella che si appresta a varare il centrodestra è una riforma costituzionale, che richiede una procedura speciale regolata in Costituzione. La riforma deve essere approvata da Camera e Senato in una doppia votazione, con un intervallo non inferiore ai tre mesi dalla prima approvazione. E dunque se il via libera in prima lettura si concluderà entro maggio 2024, il secondo passaggio inizierà a settembre dello stesso anno, per concludersi a inizio 2025. A quel punto è necessario valutare il quorum ottenuto nella seconda votazione (inizio 2025): se si raggiunge la soglia dei 2/3 in ciascuna Camera la riforma è legge costituzionale. Stop. Se invece il testo è approvato con la maggioranza assoluta si apre lo scenario del referendum confermativo o abrogativo. Ad oggi la maggioranza di centrodestra, anche con l'appoggio di Italia Viva, non ha i numeri per centrare la soglia dei 2/3. E dunque lo scenario del referendum diventa concreto. È un'ipotesi che è già sul tavolo. «Non sarà un referendum politico, da cui dipenderà la vita del governo, come nel caso di Renzi nel 2016. La riforma è un punto del nostro programma elettorale che abbiamo rispettato» - spiega Tommaso Foti, capogruppo Fdi a Montecitorio.

A richiedere la consultazione possono essere, entro tre mesi dalla pubblicazione del testo in Gazzetta ufficiale, gli elettori stessi, con la raccolta di cinquecentomila firme, o cinque Consigli regionali (la sinistra ne governa 4) oppure un quinto dei membri di una delle due Camere. Per la validità del referendum non è richiesto un quorum minimo di votanti. È sufficiente che i consensi superino i voti sfavorevoli. Tra pubblicazione in Gazzetta, raccolta firme e indizione della consultazione, il referendum potrebbe celebrarsi entro dicembre 2025 o nella primavera del 2026. Quando mancherà un anno al voto per le Politiche. Con questo ritmo la riforma potrebbe completare l'iter in un arco di tempo che oscilla tra i 30 e 36 mesi. Il tutto è legato volontà politica di chiudere il dossier. Il capogruppo di Fdi alla Camera Tommaso Foti, ieri in Transatlantico, si sbilanciava sui tempi: «Sarà veloce, spedito perché c'è una compattezza politica sulla riforma. Le audizioni al massimo dureranno un mese, poi si inizierà con le votazioni.

In ogni caso la riforma entrerà in vigore dalla prossima legislatura».

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