Giù le mani dall'obiezione di coscienza dei medici. Sulla pelle dei gemellini di Catania e della povera Valentina Milluzzo si sta consumando una speculazione ignobile che purtroppo neanche la verità medico-giudiziaria riuscirà a smontare. L'ospedale nega che la colpa sia da attribuire alla volontà anti abortista del medico, tanto che questa pista è stata abbandonata anche dagli inquirenti: peraltro non si trattava di un'interruzione volontaria di gravidanza ma fisiologica. E l'espulsione del secondo feto è stata indotta dallo stesso medico anti abortista attraverso un'iniezione di ossitocina. A chiarire la verità sarà un'inchiesta della magistratura, e se venisse fuori che il medico ha sbagliato e che ha nascosto il suo errore dietro l'obiezione di coscienza è giusto che paghi. Tutto è partito dallo sfogo dei familiari della ragazza siciliana («Il dottore non ha voluto estrarre i feti dalla mamma perché erano vivi»), poi il mainstream dei social network ha fatto passare l'equazione medico obiettore=assassino, come il ginecologo abortista Silvio Viale su Twitter («Che al Cannizzaro di Catania un collega cretino possa aver detto Io non ammazzo bambini è, purtroppo, pienamente credibile). E i quotidiani di ieri hanno fatto il resto, vedi la frase di Massimo Gramellini sulla Stampa «sarebbe piacevole vivere in un Paese dove una donna che entra in un ospedale pubblico non fosse costretta a preoccuparsi della fedina morale del medico che ha di fronte». I profeti della legge 194 che regola l'interruzione della gravidanza da anni invocano una stretta sugli obiettori, invocando una sorta di par condicio in corsia (oggi il rapporto in media è di 4 medici obiettori a 1), come se si possa negoziare con la propria coscienza, del tipo «oggi l'abortista lo faccio io, tocca a me». Nel rovesciamento di ruoli tipico della società moderna il medico che uccide il feto dà dell'assassino a chi si rifiuta di togliere la vita a un essere umano. Difendere un bimbo dall'egoismo degli adulti è diventata un'infamia, l'etica un peccato di cui vergognarsi.
E invece il problema che nessuno vuole ammettere è che il principio ispiratore della legge sull'aborto negli anni Settanta era quello di ridurre le interruzioni di gravidanza. La 194 ha fallito. E qui non c'è obiezione che tenga.
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