Non spetta ai «tecnici», medici ed epidemiologi, pronunciare la parola lockdown. Ma lo spettro della serrata totale ha preso forma concreta ieri nelle parole del presidente dell'Istituto Superiore di Sanità, Silvio Brusaferro. «La situazione è grave nel territorio nazionale con criticità importanti in alcune regioni» e in queste aree è necessario «fare una valutazione di intervento urgente e mirato» la sentenza inequivocabile di Brusaferro. Quali misure sono necessarie secondo la Cabina di Regia del ministero della Salute? Quelle già subite nella primavera scorsa: «una drastica riduzione delle interazioni fisiche tra le persone» in modo da «alleggerire la pressione sui servizi sanitari» oltre a «restrizioni nelle attività non essenziali e della mobilità».
Il coronavirus galoppa, i focolai sono saliti a 12.716, e l'82,6 per cento dei focolai attivi è concentrato in ambito familiare e domiciliare. Il servizio sanitario è in affanno e gli indicatori che segnalano la crisi epidemica puntano tutti la freccia inesorabilmente in direzione del lockdown. «C'è stata una crescita significativa nelle ultime settimane -prosegue Brusaferro- Censiamo un Rt a livello nazionale intorno a 1.7».
Sono undici le regioni nelle quali lo scenario 4, l'emergenza rossa, è praticamente già una realtà. E i provvedimenti restrittivi varati appena qualche giorno fa? Gli effetti, spiega Brusaferro si vedranno alla fine della prossima settimana. Ma con questi dati evidentemente non si può aspettare un miglioramento e dunque quelle restrizioni vanno adeguate subito inserendo ulteriori misure che possono essere «a livello nazionale e a livello locale».
Un invito ad attivarsi alle amministrazioni locali che infatti passo dopo passo procedono verso un blocco totale: orari ridotti per tutti gli esercizi commerciali, cancellazione progressiva della didattica in presenza a favore di quella a distanza, limitazione della libertà di movimento dei cittadini. Un invito soprattutto per le regioni dove il coronavirus galoppa più velocemente. In Lombardia l'Rt è superiore a 2 e si ipotizza il superamento della soglia critica in terapia intensiva entro i prossimi 30 giorni. Non a caso il governatore Attilio Fontana sta valutando insieme ai sindaci l'ipotesi di un lockdown totale da lunedì.
Ma sono già otto le regioni nelle quali è scattato, o sta per scattare, il coprifuoco. Oggi il divieto di spostarsi scatta anche in Valle d'Aosta, dalle 21 alle 5. In Lombardia e Campania è già in vigore dalle ore 23 alle 5. Nel Lazio e in Calabria dalle 24 alle 5, e in Sicilia, dalle 23 alle 5. Stesso orario per Piemonte e Alto Adige.
Nel Report si evidenzia che in Calabria, Emilia Romagna, Lombardia, Piemonte e Pa Bolzano «la velocità di trasmissione è già compatibile con uno scenario 4 con rischio di tenuta dei servizi sanitari nel breve periodo». Preoccupa particolarmente Piemonte dove come in Lombardia l'Rt è superiore a 2: 2.16 e 2.09. Sono comunque 11 le regioni che nell'ultima settimana di monitoraggio registrano un indice di contagio Rt superiore a 1,5, Tra queste anche Friuli Venezia Giulia (1,5), Lazio (1,51), Liguria (1,54)e Valle d'Aosta (1,89).
IL tracciamento di fatto è saltato. Soltanto un caso su 5 viene rilevato con il contact tracing mentre crescono quelli rilevati per la comparsa di sintomi, ovvero quando probabilmente il positivo ha già infettato molte altre persone.
Il professor Franco Locatelli garantisce che in tempi brevi ai 200mila tamponi molecolari si aggiungeranno «100 mila tamponi rapidi al giorno». Ma comunque non arriveranno in tempo per contenere l'epidemia ed evitare il lockdown.
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