Il lockdown di Natale. Nel governo spaccato voglia di linea dura ma portafogli vuoto

L'Italia "proibizionista" collauda il semaforo di Natale. Sarà rosso o arancione. Sotto l'albero il Paese si prepara a un nuovo lockdown intermittente, duro o più soft si vedrà, acceso nei giorni festivi e prefestivi

Il lockdown di Natale. Nel governo spaccato voglia di linea dura ma portafogli vuoto

L'Italia «proibizionista» collauda il semaforo di Natale. Sarà rosso o arancione. Sotto l'albero il Paese si prepara a un nuovo lockdown intermittente, duro o più soft si vedrà, acceso nei giorni festivi e prefestivi. Per tutto il giorno il Comitato tecnico scientifico elabora dati e scenari, condividendoli in tempo reale con il governo. L'idea, già abbozzata domenica sera, è quella di stringere i bulloni di nuovi divieti, perché quelli già programmati non bastano. Non basta nemmeno il blocco degli spostamenti già deciso per il periodo che va dal 21 dicembre al 6 gennaio. C'è il timore che la terza ondata sommerga i progressi fatti in mezzo a mille fatiche e poi ci sono le immagini degli assembramenti - ormai li chiamano tutti così - davanti alle vetrine e ai bar nel week end. Meglio non fidarsi e del resto va in questa direzione Angela Merkel che ha decretato una stretta molto dura. Immediatamente pietra di paragone per tutta l'Europa: se anche la Germania va verso le chiusure, allora - sostengono i più - vuol dire che non ci sono piste alternative.

Alle 19 il ministro Roberto Speranza va in tv e prepara le misure: «Quelli di oggi sono numeri ancora molto significativi. Nelle ultime settimane c'è stata una lieve flessione ma la battaglia non è stata vinta, ci vuole poco a tornare indietro e vanificare gli sforzi». E ancora: «Stiamo ragionando con il Cts sul periodo delle vacanze di Natale, è il periodo più complicato su cui dobbiamo stare attenti». Insomma, non se ne esce: «La mia opinione - è la conclusione del ministro della Salute - è chiara: queste misure possono essere utili e ci possono aiutare soprattutto nelle vacanze di Natale a evitare una nuova recrudescenza per cui pagheremmo un prezzo alto». Gli scienziati sottoscrivono e anzi rilanciano l'allarme.

Speranza si dilunga poi sugli assembramenti che sono sinonimo di Natale e ancora di più di Capodanno: «Non dobbiamo andare tutti nello stesso posto». Siamo al cortocircuito che può essere evitato solo con un altro strappo.

A questo punto, la discussione dei giorni scorsi sul pranzo di Natale, con la querelle per gli spostamenti fra i piccoli comuni, appare davvero una battaglia di retroguardia. Un puntino di relazioni umane e feste in un mare di divieti che impacchetterebbero gli italiani il 25, il 26, l'1 ma anche il 24 e il 31. E, forse, blinderebbero pure altre caselle del calendario: il 27 e il 5 in una sorta di roulette.

E però ci si divide pure sulle tavolate di famiglia, ultimo baluardo di libertà. Al Senato si racconta di uno scontro fra il capogruppo Pd Andrea Marcucci, vicino a Renzi, e il ministro Federico D'Incà; un duello in piena regola: il primo vorrebbe rivedere la mobilità e allargare le maglie, il secondo è incollato alla linea della prudenza e non vuole fare concessioni. Si discute sul chilometraggio consentito nei superfestivi, intanto il Pd presenta una sua mozione in cui in sostanza apre agli spostamenti fra i comuni sotto i 10mila abitanti. Ma le situazioni sono quasi infinite e le mediazioni estenuanti. Italia Viva vorrebbe concedere un perimetro più largo, gli alleati non vogliono cedere. Dieci-venti chilometri, come suggerisce il premier Conte, trenta, come ipotizzano Lega e Italia viva, forse meno e forse solo per i piccoli comuni. Ma quanto piccoli?

Ogni punto di domanda solleva infinite questioni e insidie.

Il cambio cromatico riporta in primo piano i ristoranti: si era detto che sarebbero sempre rimasti aperti, anche se fino alle 18. Ora anche i pranzi sul punto di essere apparecchiati ballano pericolosamente e si affaccia l'idea che il governo chiuda tutto.

Spinte e controspinte, ma il destino sembra segnato. «La terza ondata ci sarà di sicuro - afferma il ministro per gli Affari regionali Francesco Boccia - ma non possiamo arrivarci con gli ospedali e le terapie intensive appesantite. Dobbiamo essere più rigorosi. Per le festività dobbiamo decidere se è opportuno stringere ulteriormente, io penso di sì, ma la decisione dev'essere collettiva e si deve basare su dati scientifici».

Così il dibattito si infiamma ancora: il rosso fermerebbe anche i negozi, l'arancione bar e ristoranti, appena riaperti fra Milano e Torino. Si attendono i dettagli, ma le vacanze sono di fatto scardinate.

Movimenti rallentati e a singhiozzo, una selva di restrizioni, prenotare un qualunque pacchetto diventa un azzardo. Il giallo rinforzato, ventilato nelle scorse settimane, è già in pensione. Di fatto per le Feste, il semaforo di Palazzo Chigi ci costringerà a stare sul marciapiede di casa nostra.

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