Lodo, De Benedetti fallisce il colpo Marina: «Elemosina non dovuta»

Deciso un nuovo risarcimento a Cir per la vicenda Mondadori Ma i 100 milioni pretesi dall'Ingegnere si riducono a 246mila euro

MilanoLa giustizia è uguale per tutti, ricorda il giudice a Carlo De Benedetti: chi è vittima di un processo ingiusto ha diritto allo stesso risarcimento, che sia una qualunque vittima senza nome della malagiustizia, o che sia uno dei più ricchi e potenti imprenditori d'Italia. E così per chiudere definitivamente il caso del Lodo Mondadori, il tribunale di Milano applica a De Benedetti la «legge Pinto», quella che dal 2001 consola le vittime con la bellezza di 1.500 euro. Calcolando aggravanti e interessi, si arriva a 246mila euro. Somma assai lontana dai 90 milioni di euro che l'Ingegnere pretendeva per i danni morali e di immagine che gli avrebbe causato la sconfitta patita nello scontro con Silvio Berlusconi per il controllo della casa editrice Mondadori, anno 1990.

I danni materiali, come è noto, sono già stati risarciti dalla Fininvest alla Cir di De Benedetti, e quello fu un risarcimento monstre : 490 milioni di euro (in primo grado erano stati addirittura 750), decisi dalla Cassazione dopo che una sentenza definitiva aveva stabilito che lo scontro era stato vinto dal Cavaliere grazie alla corruzione di un giudice. Ma l'Ingegnere non si è accontentato, e ha avviato una nuova causa per ottenere altri soldi, sostenendo di essere stato privato del diritto costituzionale a un giusto processo, e di avere subìto danni morali e di immagine. Conto totale, 32 milioni, che tra rivalutazioni e interessi arrivano a quota 90. Ma il giudice Nadia Dell'Arciprete (non sospettabile di simpatie berlusconiane, essendo stata una delle autrici della sentenza sugli alimenti a Veronica Lario) riduce drasticamente il rimborso: calcolatrice alla mano, a De Benedetti viene concesso lo 0,28 per cento di quanto pretendeva.

Ma ancora più interessante è il percorso seguito dal giudice per spiegare la sua decisione. Prima viene escluso il diritto ai danni morali, in quanto erano già stati bocciati dalla Cassazione. E per quanto riguarda la sofferenza da processo ingiusto che l'Ingegnere avrebbe subito, il giudice scrive che bisogna «evitare ingiustificate disparità di trattamento». Bastano 246mila euro, «non si stima riconoscibile una somma maggiore se non frustrando la funzione stessa della responsabilità civile o modellandola non già in base alla lesione effettiva, ma in ragione della “qualità del danneggiato”, quasi ad affermare che una parte con maggior patrimonio possa soffrire di più». Il dolore di De Benedetti vale come il dolore di chiunque, insomma. Anzi, di meno, visto che il danno lo avrebbe subìto in questo caso non un essere umano ma un'azienda, la Cir: «Un ente soffre, in genere, il danno morale a causa di un fatto delittuoso diversamente da come lo soffrirebbe una persona fisica, cioè con minore impatto lesivo», scrive il giudice Dell'Arciprete. E aggiunge una considerazione interessante: alzando ulteriormente il risarcimento si sarebbe arrivati al risultato paradossale che De Benedetti avrebbe incassato dalla causa più di quanto perse con il lodo: e la legge esclude «che il danneggiato possa trarre vantaggio dal fatto illecito essendogli precluso di incamerare più di quanto sia necessario per ricondurlo allo status quo».

L'Ingegnere, insomma, si deve accontentare: ma in un comunicato fa sapere di considerare «largamente inadeguato» il risarcimento, e annuncia ricorso in appello.

Mentre Marina Berlusconi, presidente di Fininvest, definisce «un'elemosina» il risarcimento e aggiunge: «Anche all'ingiustizia c'è un limite. Che nella scandalosa vicenda del Lodo Mondadori era già stato abbondantemente superato».

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