Lombardia popolare, la «scissione» di Lupi che guarda al centrodestra

Alberto Giannoni

Milano Nella Regione più importante e popolosa d'Italia, Ncd cambia nome: Lombardia popolare. Con un occhio alle Comunali appena archiviate e in vista delle Regionali 2018 (in coincidenza con le elezioni politiche), il Nuovo centrodestra lombardo fa un passo avanti. Lo fa con Maurizio Lupi e il gruppo regionale, piuttosto nutrito, che oggi è parte della maggioranza che sostiene Roberto Maroni. Un passo per riavvicinarsi al centrodestra e lanciare un messaggio a Roma, destinatari Matteo Renzi e l'Ncd nazionale: gli eletti qui vogliono fare della Lombardia un laboratorio, il «laboratorio di un centrodestra che guardi al futuro». L'obiettivo è chiaro: replicare in Regione, e poi possibilmente in Italia, l'esperimento tentato da Stefano Parisi a Milano. Un'alleanza «liberal popolare», ripetono tutti, richiamandosi alla rivoluzione «lib-pop» del candidato sindaco. Lupi traccia l'orizzonte temporale di questa operazione: 18 mesi. E indica una condizione: «Vogliamo capire se anche gli altri amici ci stanno». Il capogruppo ammette che c'è una contraddizione fra lo schieramento del suo partito a Roma e in Lombardia, ma avverte: anche la Lega «deve risolvere contraddizioni». Ncd vuol capire se la Lega sarà quella di Maroni - in quel caso avrebbe oggi stesso l'ok alla ricandidatura - o quella «no euro» di Matteo Salvini. Un pezzo di partito ha fretta di mollare Renzi e il Pd.

Il grosso di Ncd aspetta il risultato del referendum, qualunque esso sia. Il governo Pd-Ncd ha infatti nelle riforme la sua ragione d'essere. Che vincano i sì o i no - spiega Lupi - «il compito del Ncd ha raggiunto il suo obiettivo. Cosa fare da quel giorno? Si apre la riflessione politica».

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