Svolta negativa per l'economia lombarda, sulla scorta delle incertezze internazionali e della frenata della Germania. La produzione industriale della regione ha registrato il primo trimestre 2019 con il segno meno, ma anche il primo dato negativo su base annua dal 2013. Nel dettaglio, la produzione industriale della Lombardia nel secondo trimestre 2019 è calata dell'1,2% rispetto al trimestre precedente e dello 0,9% rispetto allo stesso periodo del 2018. Dati emersi dalla consueta Indagine di Unioncamere Confindustria e Regione Lombardia condotta su un campione di più di 2.600 aziende manifatturiere, suddivise in imprese industriali (più di 1.500 imprese) e artigiane (più di 1.100 imprese).
Queste ultime hanno, peraltro, ottenuto risultati migliori con una crescita della produzione, anche se modesta (+0,2% rispetto al precedente trimestre), a dimostrazione di quanto questa crisi colpisca le imprese più competitive.
Dati che «preoccupano ma non sorprendono: è ormai da un anno che gli industriali lanciano allarmi, spesso inascoltati, sul rallentamento della produzione e sul clima di sfiducia che avvolge l'impresa lombarda e italiana», ha commentato il presidente di Confindustria Lombardia, Marco Bonometti.
Le ragioni del calo sono note. Il sistema lombardo si basa sulle esportazioni e «l'incertezza generata dalla guerra dei dazi che al momento sta penalizzando l'Europa (in particolare la Germania con cui il nostro manifatturiero è strettamente interdipendente) e il rallentamento del settore automotive». Per fare riprendere l'economia sono «necessari» un «taglio del cuneo fiscale, investimenti in infrastrutture, eliminazione delle zavorre burocratiche che frenano la competitività», aggiunge l'esponente di Confindustria.
Il dato ha un valore nazionale. Su 1.700 miliardi di euro di Pil dell'Italia (dati del 2017) la regione contribuisce per 380 miliardi. Gli effetti del calo lombardo non potranno che farsi sentire sull'economia nazionale.
Oggi l'Istat diffonderà la prima stima del tasso di crescita dell'Italia relativa al secondo trimestre dell'anno. «Potrebbe segnare un aumento marginale del Pil dello 0,1%, secondo un sondaggio compiuto dall'agenzia Reuters, mentre altri analisti ritengono che la crescita sia stata nulla. L'effetto positivo generato dall'export nel primo trimestre difficilmente proseguirà anche nel secondo», ha spiegato ieri Renato Brunetta, deputato e responsabile economico di Forza Italia.
Il dato di fine anno dovrebbe essere confermato alo 0,1%, ma il rallentamento estivo potrebbe compromettere la crescita del 2020, rendendo più complesso il lavoro del ministro dell'Economia, Giovanni Tria, sulla di Legge di Bilancio 2020.
Le stesse incertezze che stanno penalizzando la produzione ieri hanno influenzato negativamente la Borsa di Milano. L'indice Ftse Mib ha perso l'1,99% a quota 21278 punti. Male i titoli bancari e quelli più esposti agli scambi commerciali, come la stessa Fiat Chrysler (-4,32%).
Ad innescare le vendite, anche i tweet del presidente Usa Donald Trump contro la Cina e
l'avvertimento a Pechino di un inasprimento della trattativa se sarà rieletto. Lo spread BtpBund in mattinata ha di nuovo sfondato quota 200 poi ha chiuso a 198. Livello, comunque, più alto di quelli delle settimane passate.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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