L'ombra del "Russiagate" e le manovre dell'Fbi

L'ombra del "Russiagate" e le manovre dell'Fbi

Questa è una vera caccia alle streghe» protesta da Mosca il ministro degli esteri russo Serghiei Lavrov. Ed effettivamente la storia dei rapporti fra le due ex superpotenze nemiche sta capovolgendosi con continui colpi di scena e scoperte clamorose. La scoperta è poi sempre la stessa: gli uomini di Trump, durante il periodo di transizione fra le elezioni e l'ingresso alla Casa Bianca, hanno preso molti caffè e parecchi shot di vodka con l'ambasciatore russo Sergei Kislyak. Costui è un uomo paffuto con una missione specifica: far ritirare le sanzioni economiche inflitte alla Russia a causa della sua manesca politica in Ucraina. Da quando Trump è Presidente, l'Fbi non ha dato tregua ai suoi uomini e ogni giorno si allunga la lista delle teste tagliate dal Bureau. Le ultime due sono quelle del ministro della giustizia Jeff Sessions e quella del genero di Trump Jared Kushner. L'atletico Jared, scopre ora l'Fbi, si incontrava anche lui con Kislyak nella dorata Trump Tower sulla Quinta Strada. Il ministro della Giustizia Sessions è stato uno dei primi e più convinti sostenitori di Trump e oggi si difende dicendo: ero un senatore e non devo render conto a nessuno dei miei incontri. Ma non li aveva menzionati davanti al Senato e ieri l'altro ha dovuto fare un drammatico passo indietro. Quanto a Kushner, un giovanotto nato nel 1981 appartenente ad una delle più solide famiglie ebraiche degli Stati Uniti, sostiene anche lui di non dover render conto di quel che faceva e dei suoi incontri nel dicembre dello scorso anno.

Il problema negli Stati Uniti è sempre uno: l'accusa di aver mentito, la stessa che trent'anni fa costò l'impeachment a Bill Clinton per i rapporti sessuali con Monica Lewinsky nello Studio Ovale, non per la questione morale e sessuale, ma per aver «mentito al popolo americano». Sessions, pienamente sostenuto dal Presidente, si è riconosciuto colpevole di omissione anche se involontaria e secondo molti starebbe per dimettersi, anche se Trump lo sostiene.

Per il giovane Kushner il cosiddetto «Russiagate» è meno grave perché non un ruolo di governo ma è stato nominato «senior adviser», consigliere speciale. Per fargli avere questa nomina è stato necessario superare la legge sul «nepotism» che vieterebbe l'arruolamento di familiari del Presidente dopo il clamoroso caso di John Fitzgerald Kennedy che assunse come Attorney General suo fratello Robert condannandolo così inconsapevolmente a morte. Jared è considerato il tessitore della politica per il Medio Oriente e il moderatore di Bibi Netanyahu, primo ministro israeliano: quindi è un uomo chiave e un bersaglio ambito per chi combatte la crociata contro Trump dalla parte democratica usando l'Fbi come arma letale. Appare dunque chiaro ed ovvio che l'ambasciatore russo Kislyak avesse stabilito la sua base non pubblica nella Trump Tower del «President elected» dove incontrava fra gli altri anche J.D. Gordon e Carter Page che faceva parte del team trumpista per la sicurezza nazionale. Entrambi sono finiti nel mirino dell'Fbi.

Tutte queste relazioni segrete non hanno prodotto finora alcun frutto per la Russia di Putin: le sanzioni per ora restano, l'ambasciatrice americana all'Onu, la vigorosa Nikki Haley, non ha fatto sconti a Mosca mentre si arroventa il contenzioso russo-americano sulla corsa al riarmo che Trump ha rilanciato e che Putin teme perché la Federazione russa non ha risorse

economiche sufficienti per affrontare un'altra corsa alle guerre supertecnologiche come quella che portò al collasso l'Unione Sovietica ai tempi di Donald Reagan da una parte e Yuri Andropov e Michael Gorbaciov dall'altra.

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