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"L'omeopatia è un medicinale non acqua fresca. Va rispettata"

In Italia il mercato dell'omeopatia, terzo in Europa, è nettamente in crescita

"L'omeopatia è un medicinale non acqua fresca. Va rispettata"

In Italia il mercato dell'omeopatia, terzo in Europa, è nettamente in crescita. I medici e così i farmacisti godono della piena libertà di consigliare il medicinale omeopatico che, se per qualcuno è ancora «acqua fresca», è a tutti gli effetti un farmaco utilizzato da nove milioni di italiani. Il dottor Giovanni Gorga, presidente di Omeoimprese, l'Associazione che riunisce tutte le aziende produttrici di farmaci omeopatici, non vuole entrare nel dibattito scientifico, ma vorrebbe fare valere le ragioni del settore dal punto di vista del diritto, visto che l'intero comparto è tutelato da norme dello Stato, votate dal Parlamento italiano. «Le norme definiscono il prodotto omeopatico come farmaco. Che piaccia o no, la Ue, con una direttiva recepita in Italia nel 2006, ha deciso che occorre uniformare il mercato farmaceutico europeo, includendo, dunque, anche il medicinale omeopatico. Non si capisce, però, come mai in alcuni Paesi, come in Germania o in Svizzera, il medicinale omeopatico, ad esempio, è interamente rimborsato, mentre in Italia, a quanto pare, ci sono difficoltà perfino a interpretare correttamente la legge. Certo è che, in quanto farmaco, anche l'azienda che li produce deve attenersi alle regole e prima dell'immissione sul mercato, deve essere autorizzato da Aifa. Il processo di registrazione, dunque, prevede la presentazione di un dossier da parte delle aziende produttrici, quindi una registrazione a tutti gli effetti, nonostante per i prodotti omeopatici non siano previste le indicazioni terapeutiche: un iter costoso e proibitivo che le aziende omeopatiche faticano a sostenere».

L'omeopatia rappresenta l'1% del fatturato del mercato farmaceutico, non beneficia di alcuna agevolazione da parte dello Stato, neppure a livello di ricerca scientifica. «Per questo, chiediamo tariffe ad hoc per il settore, che tengano conto della peculiarità del medicinale, come espressamente prescrive la legge. Sembra che diamo fastidio al mercato farmaceutico, ma non in termini economici. Come se la presenza dell'omeopatia nel medesimo settore dell'allopatico delegittimasse l'immagine delle aziende farmaceutiche. Dal mio punto di vista, la classe politica non dovrebbe lasciarsi condizionare da opinioni fuorvianti e attenersi a quanto invece specificano le leggi, adattandole alla specificità dei medicinali omeopatici. Basta leggere il Dlgs 219, art 16, 17 e 18.

È tutto scritto, ma per le aziende omeopatiche è difficile anche fare informazione scientifica presso i medici e i farmacisti ai quali non è possibile lasciare nessuna informazione su posologia e campo di applicazione, dopo che questo stesso medicinale ha ottenuto l'approvazione dell'Agenzia del farmaco. Un vero e proprio paradosso».

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