«Molestare: dare grave noia, fastidio. Importunare...». Il termine non è mai stato utilizzato, nella storia della lingua italiana, quanto lo sia in questi giorni. Titoloni sui giornali; post, link, commenti a gogò sui social network; chiacchiere da bar con tanto di sorrisini idioti o, peggio, complici; gossip fra addetti ai lavori del cinema, della tv, della politica, della chiesa Già! Perché le prime molestie denunciate, spesso molto «a posteriori», sono di chierici e papaline di ogni regione del mondo: tutti con lo stesso vizietto. Poi è toccato ai politici.
Chi dimentica la carriera stroncata del deputato laburista inglese Nigel Keith Anthony Standish Vaz, accusato di aver fatto sesso con due uomini contemporaneamente e costretto a lasciare il suo incarico di presidente della commissione Interni alla Camera dei Comuni? Era solo un anno fa. Di nostri politici col vizietto, poco si è parlato... Io ricordo un giovane ministro che abitava a due passi da casa mia, a Roma, e che tornava a casa con la macchina blu carica di marchette raccattate nei locali gay. Mai nessuno che gli abbia dato pubblicamente del frocio! Omo-ertà assoluta, visto che non si trattava di un politico di Destra. In questi ultimi giorni, alla sbarra c'è il mondo dello spettacolo, dove ma no? si scopre che, spesso, si vada avanti nella carriera solo se si è giaciuto con un potente. A ululare il j'accuse sono proprio le presunte prede.
Non vittime da una botta e via: Vittime in abbonamento! Pendolari della molestia. Gente che prendeva l'aereo periodicamente per andare a farsi rimolestare dal porco di sempre! E, tanto per gradire, dopo quella etero, adesso si scoperchia anche la latrina omosessuale. Un attore americano racconta che una trentina d'anni fa, a quattordici anni, si trovò a guardare (casualmente?) la tv sul letto di Kevin Spacey; che aspettò, sempre restando incollato al video, che tutti gli ospiti di una festa privata se ne andassero a casetta propria, e che si ricorda ancora come e quando il premio Oscar, poco più che ventenne, gli si avvicinò, ubriaco, per provarci! E tu me lo racconti oggi? Di suo, il «povero» Spacey, terrorizzato dalla gogna moralista americana, si giustifica cinguettando maldestramente e peggiora la situazione «Già che ci siamo, colgo l'occasione per comunicarvi che sono omosessuale!». E questo coming out cambia l'ordine delle cose? Che il ragazzino non dovesse bivaccare sul letto di un adulto, è un fatto. Ma che il pluridecorato divo hollywoodiano ricama una giustificazione così grottesca, lascia esterrefatti! Chiedere scusa e, contemporaneamente, nascondersi dietro alla propria omosessualità per uscirne pulito è veramente drammatico. Essere gay non autorizza a saltare addosso a chicchessia. Figuriamoci ad un minore! Quella cosa, non è più omosessualità...
Si chiama pedofilia! Ne sanno qualcosa le migliaia di bambini e ragazzini abusati e distrutti da mostri senza scrupoli. Spesso nascosti fra i presunti educatori. A volte, peggio, «di famiglia». Caro Kevin Spacey, questa volta, Il solito sospetto sei tu!
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