Per qualcuno è letale, per la maggior parte dei pazienti passa come una normale influenza stagionale o poco più. Il coronavirus non colpisce tutti allo stesso modo.
Quella che può sembrare una considerazione generica nata dalla casistica dei contagi, è stata soppesata con più precisione dall'Organizzazione mondiale della sanità che mette sulla bilancia i casi drammatici e quelli risolvibili. I primi rappresentano il 20% dei pazienti, i secondi, quelli curabili, l'80%. Questo significa che non bisogna allarmarsi guardando il numero dei test positivi in continuo aumento: molti di questi si risolveranno nell'arco di un paio di settimane, anche in assenza di una terapia ufficiale. Ma l'allarme sta in quel 2% di mortalità, che ha già ucciso 2.350 persone, in grado di mettere in ginocchio vite ed economie di interi paesi.
«Ogni giorno che passa ne sappiamo un po' di più sul coronavirus e la malattia che provoca. Sappiamo che oltre l'80% dei pazienti ha una malattia lieve e guarirà - spiega Tedros Adhanom Ghebreyesus, direttore generale dell'Oms, a un meeting d'emergenza con i ministri della Sanità africani - Ma l'altro 20% dei pazienti ha una malattia grave o critica, che va dalla mancanza di respiro allo shock settico e all'insufficienza di più organi. Questi pazienti necessitano di cure intensive, usando attrezzature come macchine di supporto respiratorio». Cosa non sempre possibile, soprattutto se i casi si verificano in Africa.
A spiazzare i vertici Oms sono i nuovi focolai isolati. Quando si riesce a tratteggiare la mappa dei collegamenti tra un paziente positivo e l'altro, allora si ha la quasi totale garanzia di poter contenere l'infezione. Quando invece spuntano casi isolati, che non hanno avuto contatti con persone rientrate dalla Cina o con altre persone sospette, allora tutto si complica.
Per di più l'area del contagio si sta espandendo, oltre che nel Nord Italia, in Iran e Corea del Sud e il nuovo quadro porta il direttore generale dell'agenzia Onu a ribadire che «c'è ancora una possibilità di contenere il virus, ma la finestra di opportunità si sta restringendo».
Anche Walter Ricciardi, professore ordinario di Igiene e medicina preventiva all'Università Cattolica di Roma e rappresentante dell'Italia nell'executive board Oms, sostiene che «siamo in una nuova fase critica. Occorre accelerare con le iniziative di contenimento. Ma soprattutto occorre un'unica linea di comando, con indicazioni chiare e univoche per tutti: i virus non rispettano i confini regionali». Occorrono «chiare misure nelle zone del focolaio - aggiunge Ricciardi - e alle altre zone del Paese occorre dare indicazioni stringenti e mirate, ma soprattutto inderogabili: devono prepararsi a fronteggiare eventuali casi».
Uno degli effetti collaterali del virus riguarda infatti ogni paese ed è quello di mandare in crisi economie, globalizzazione e interazioni sociali. «Il virus - sostiene l'Oms - ha il potenziale per causare gravi sconvolgimenti politici, sociali ed economici».
E se di mezzo c'è l'Africa, il rischio aumenta: l'Oms ha ancora una volta avvertito che i sistemi sanitari in
Africa sono scarsamente preparati ad affrontare l'epidemia di coronavirus, se i casi di contagio dovessero moltiplicarsi nel continente. Finora, fortunatamente, l'Egitto è l'unico Paese che ha confermato un caso positivo.
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