L'orgoglio e la cocciutaggine che avevano fatto volare la carriera della giovane Maria Elena Boschi da Laterina (a 35 anni ha già un curriculum portentoso, tra cda e ministeri), stavolta sono stati cattivi consiglieri. La sua scelta di voler restare a tutti i costi anche nel nuovo governo, e con una poltrona di grande potere, non sembra stia riscuotendo grandi consensi. Al contrario, contro la Boschi piove una raffica di critiche anche da ambienti finora amici. Come il quotidiano La Repubblica, che stronca la sua riconferma come un grave errore, che lascia «un retrogusto di furbizia e immaturità» scrive il direttore Mario Calabresi: «La madre della riforma costituzionale bocciata dagli italiani, anziché fare un doveroso passo indietro ha chiesto e ottenuto una promozione».
Persino uno dei più convinti ultras del renzismo come Fabrizio Rondolino, confessa di riconoscere in lei l'inizio del declino: «Dalle carte possiamo dire che la famiglia Boschi non c'entra niente con lo scandalo Etruria, ma possiamo dire che il renzismo ha perso il suo appeal, ha perso il suo candore, la sua verginità». La Boschi da astro nascente destinata agli incarichi più prestigiosi a tallone d'Achille del renzismo. Botte anche da un'altra firma fin qui tenera col «giglio magico», Massimo Gramellini sulla Stampa: «La Boschi resta a Palazzo Chigi con poteri raddoppiati, dopo avere annunciato che in caso di vittoria del No avrebbe lasciato la politica: evidentemente è la politica che non vuole saperne di lasciare lei». Dal Pd non inferiscono più di tanto, ma avevano sperato in una scelta più prudente da parte della Boschi, che invece non ha accettato piani B diversi da una nuova poltrona di governo. «Nessuno chiedeva di andare a casa, ma ci sono dei riti che in politica vanno rispettati - commenta il deputato dem Davide Zoggia, minoranza Pd -. Se la Boschi non avesse fatto parte del governo, si sarebbe dato un segnalo chiaro al Paese. Così invece il messaggio è che questo governo è più attento agli equilibri del Pd piuttosto che ad un'esigenza reale». Scontate le bordate dai partiti di opposizione. Una breve selezione. Salvini (Lega): «Alla Boschi il premio poltronara dell'anno, ridicola». Meloni (Fdi): «Non sente alcun imbarazzo ad aver acchiappato la prima poltrona che le è passata a tiro, dopo che gli italiani hanno demolito la sua riforma?». Grillo (M5s): «È bugiarda oppure è diventata sottosegretario a sua insaputa?». De Girolamo (Forza Italia): «Ha fatto male a se stessa e al Pd». Fino ad arrivare a Sinistra Italiana, Sel e pure i Cobas, tutti contro la Boschi, ormai un bersaglio universale.
Sui social esplode l'ironia (ma anche il disprezzo violento, a sfondo sessista) per l'attaccamento alla poltrona dimostrato dall'ex ministro, ora potente sottosegretario alla presidenza del Consiglio. In Rete rimbalza il video in cui la Boschi, in tv, si impegnava a «lasciare la politica» in caso di sconfitta al referendum («Verranno altri»). «Al prossimo flop della Boschi, la fanno presidente della Repubblica» twitta Auri. «Domani andrò a scuola e dirò ai miei studenti che in caso di bocciatura potranno ambire ad una cattedra» è il commento di Paola De Cristofaro, docente di Letteratura inglese. Altri tweet: «Promossa la Boschi. La fatina è peggio del Renzipinocchio», «Ironia della sorte, la Boschi ha giurato su quella stessa Costituzione che non è riuscita a massacrare?».
«Ma se avesse vinto il Sì la Boschi sarebbe diventata Imperatrice d'Italia?», «La Boschi è Ministro alle Doppie Opportunità», e altre dozzine di tweet dello stesso tenore (o peggio). No, forse non è stata una buona idea restare a Palazzo Chigi.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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