Sesso? No, grazie. Non è un attacco di castità bensì di politically correct quello che colpisce la Gran Bretagna, dove si prospetta una solenne abrogazione burocratica dell'identità sessuale. Maschio, femmina, qualsiasi tipo di «x» non importa. Nel censimento che si svolgerà nel 2021 i cittadini di Sua Maestà non saranno più obbligati a barrare la casella del loro sesso. Informazione facoltativa e a questo punto perfino inutile. L'importante è non urtare la suscettibilità di quanti non si riconoscono nel tradizionale semplicismo della scelta binaria. Esiste ormai una terza via, un popolo di persone che non hanno sesso o ne hanno uno non della loro misura o lo hanno cambiato o meditano di farlo. Persone che non saprebbero su quale casella mettere la crocetta. Quindi meglio soprassedere. Dal 2021 i britannici saranno solo un'enorme comunità asessuata.
La decisione è un clamoroso assist alla teoria del gender, quella secondo cui il sesso non sarebbe un ineluttabile armamentario morfologico bensì una scelta consapevole influenzata dalla sensibilità personale e dal contesto culturale, che si può mutare anche più volte nella vita come il colore dei capelli. Nasceremmo maschi e femmine per caso, il nostro sesso sarebbe solo una proposta da parte della Natura o di chi per lei, nei confronti della quale vanteremmo un diritto di recesso. E incasellarci per tutta la vita, o anche solo per i dieci anni tra un censimento e l'altro, è sconveniente, imbarazzante, fuori moda. Siamo nell'era della vita à-la-carte, e questo vale anche per il nostro apparato genitale, scelto come da una pallina che rotoli su una roulette di algoritmi cromosomici.
Ma la decisione di sbianchettare l'informazione sull'identità sessuale nella conta che in fondo dovrebbe servire ad acquisire dati e non a mischiarli, rischia per non umiliare una parte della popolazione di scontentarne altre. Ad esempio le femministe, che tanto hanno lottato per dare enfasi al ruolo delle donne nella società e non ci stanno a finire come zucchine nel grande minestrone del genere. Secondo Germaine Greer, accademica e scrittrice femminista, ogni attentato all'importanza del genere è una sconfitta prima di tutto per le donne: «Pensare che le donne - dice al Times - abbiano conquistato tutto quello che c'era da conquistare non ha senso se poi non abbiamo nemmeno il diritto di esistere». Ma la Greer in Gran Bretagna è liquidata come transfobica per aver sostenuto una volta che le trans «non sono vere donne». Ohibò.
Va detto che ci sono anche parti della comunità Lgbt (o Lgbtq per chi ritiene che debba tenersi conto anche del popolo queer) che non sono favorevoli alla novità.
Sono coloro che pensano che «contare» chi ha orientamenti sessuali non tradizionali sarebbe il primo passo per garantire loro più diritti e una legislazione ad hoc. Anche loro in fondo vittime involontarie del politicamente corretto in salsa british.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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