Londra difende il suo siero "Vaccino efficace e sicuro". Ma è stop in 11 Paesi Ue

Il premier Johnson: non c'è legame tra morti e dosi inoculate. Forniture tagliate ancora: - 25%

Londra difende il suo siero "Vaccino efficace e sicuro". Ma è stop in 11 Paesi Ue

Mentre monta la psicosi in Italia e nel mondo, a causa delle morti sospette di persone vaccinate con il siero di AstraZeneca, Londra scende in campo per difendere l'azienda farmaceutica anglo-svedese. I blocchi precauzionali imposti in molti Paesi hanno spinto il governo di Boris Johnson a intervenire. «Abbiamo messo in chiaro che è sia sicuro sia efficace ha detto il portavoce del premier britannico -. Quando alle persone viene chiesto di riceverlo, dovrebbero farlo con fiducia». La stessa AstraZeneca ha ribadito che nessuna morte è stata messa in diretta relazione con il vaccino poiché non vi è una comprovabile connessione di causa-effetto. «Non ci sono prove di un aumento del rischio» di coagulo di sangue. Secondo la Mhra, l'agenzia del farmaco britannica, su quasi 10 milioni di dosi somministrate sino a fine febbraio le reazioni allergiche gravi sono state 194, cioè lo 0,002 per cento.

Ma le rassicurazioni di Londra, dell'Organizzazione mondiale della sanità e di molte autorità nazionali non hanno fermato lo stop delle vaccinazioni con AstraZeneca in 11 Paesi. A Norvegia, Danimarca e Islanda, che hanno deciso il blocco totale, ieri si è aggiunta la Bulgaria, mentre Italia, Austria, Estonia, Lettonia, Lituania, Lussemburgo e Romania hanno fermato i lotti di vaccino «sospetti», in attesa che l'Agenzia europea dei medicinali completi la valutazione. La questione, quindi resta aperta, con i suoi risvolti geopolitici. Ci sono infatti Paesi come il Canada, il quale da sempre ha uno stretto legame con Londra, che difendono la validità del vaccino e ne contestano gli eventuali effetti fatali. Ma non c'è solo questo. Negli Stati Uniti ci sono decine di milioni di dosi di AstraZeneca ferme nei depositi, in attesa del via libera della Food & Drug Administration, a cui non è stata neanche chiesta una procedura urgente di autorizzazione. Molti Paesi e lo stesso produttore hanno chiesto alla Casa Bianca di trasferire le dosi all'Unione europea, ma la risposta è stata negativa. Biden è stato chiaro: prima di esportare, tutti gli americani devono essere vaccinati. Da qui si comprende il perché nei giorni scorsi Bruxelles abbia criticato gli Usa e il Regno Unito che non esportano vaccini a differenza dell'Unione europea.

AstraZeneca, però, non è solo nel mirino per le morti su cui si indaga scientificamente. Ieri l'azienda farmaceutica ha annunciato un ulteriore taglio alle forniture per i Paesi Ue. Entro fine marzo saranno consegnate 30 milioni di dosi, un terzo di quanto stabilito dagli accordi e il 25% in meno rispetto agli impegni assunti il 25 febbraio.

Quel giorno, infatti, lo stesso amministratore delegato di AstraZeneca, Pascal Soriot, aveva annunciato al Parlamento europeo che la società avrebbe fornito 40 milioni di dosi entro la fine di questo mese. Dopo giorni di polemiche per i ritardi, che hanno fatto crescere la tensione tra Bruxelles e Londra, i nuovi tagli alle consegne hanno fatto sobbalzare Bruxelles. Thierry Breton, il commissario europeo all'Industria che si occupa di seguire la produzione di vaccini, ha investito l'intero Cda di azienda, richiamandolo alle proprie responsabilità.

«Un'implicazione del Cda è indispensabile su questo caso, per prendere tutte le misure che servano a mantenere gli impegni presi». Lo stesso portavoce della Commissione Ue, Eric Mamer, ha affermato che «servono più sforzi da parte di AstraZeneca per consegnare quanto concordato».

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