Gestirà un bilancio di 16 miliardi di sterline (oltre 20 miliardi di euro), con un mandato talmente ampio su infrastrutture, trasporti e alloggi da renderlo potente quanto un capo di governo. Il Laburista Sadiq Khan vince a Londra, la città-Stato più multietnica del mondo. E diventa il primo sindaco musulmano d'Europa battendo il Conservatore Zac Goldsmith al secondo conteggio dopo aver mancato la maggioranza assoluta al primo (44% a 35%). Sarà dunque un immigrato di seconda generazione, ex avvocato per i diritti civili, origini pachistane, padre autista di bus e madre sarta, l'uomo che a 45 anni traghetterà la capitale inglese nell'era del dopo-Boris.
Quello di Londra è probabilmente il solo successo dei Laburisti nel voto del Super Thursday in cui i britannici hanno rinnovato anche i Parlamenti di Scozia, Galles e Irlanda del Nord, oltre che 124 consigli comunali. I Conservatori perdono la capitale dopo otto anni di amministrazione Johnson ma il premier David Cameron può dirsi più che soddisfatto. In Scozia è avvenuto il sorpasso. Nel voto per il rinnovo dell'Assemblea di Holyrood (Edimburgo) nata dopo la devolution, i Tory superano i Laburisti che registrano il peggior risultato degli ultimi cento anni (31 seggi contro 24). Nell'ex fortino rosso dove per oltre cinquant'anni il Labour ha dominato incontrastato, i Conservatori diventano il secondo partito dietro lo Scottish National Party (Snp) e i nazionalisti guidati dalla first minister Nicola Sturgeon portano a casa un risultato storico (63 seggi), che è tuttavia una medaglia a due facce: lo Snp vince per la terza volta consecutiva ma perde la maggioranza assoluta (65 seggi).
Ed è soprattutto nel Labour che, come prevedibile, si apre la frattura. Il leader Jeremy Corbyn, eletto lo scorso settembre, ammette che «c'è molto lavoro da fare in Scozia» ma ci tiene a precisare che il partito «ha tenuto». In effetti i Laburisti hanno perso solo uno dei 124 consigli comunali che controllavano. Ma gli avversari ricordano impietosi che con Corbyn la sinistra non avanza e che quello di ieri è il peggior risultato registrato negli ultimi 35 anni da un partito di opposizione. Spaccato tra corbynisti e anti-corbynisti, il Labour entra in piena crisi di leadership e si interroga sul suo futuro. A lanciare la prima pugnalata al leader è un membro del suo governo-ombra, il responsabile di Scozia Ian Murray, che affonda il coltello nella piaga: «Non penso che l'opinione pubblica veda al momento il Labour guidato da Corbyn come un partito credibile per il prossimo governo del 2020». E anche il deputato Tom Watson, che pure chiede ai suoi colleghi di aspettare prima di promuovere un «golpe» anti-Corbyn, alla fine ammette che il partito è in una situazione «seria». E Cameron aggiunge soddisfatto: «Il Labour ha completamente perso il contatto con gli elettori» ed è «ossessionato da cause di estrema sinistra». Alla fine, anche la rimonta dell'Ukip, che in Galles conquista per la prima volta 7 seggi, potrebbe non turbare più di tanto i sonni del premier. Grazie all'exploit degli euroscettici di Farage è infatti il Labour a mancare l'obiettivo della maggioranza assoluta in Galles. E anche a Londra la vittoria di Khan permette a Cameron di camminare più spedito verso la sua campagna contro l'uscita del Regno Unito dall'Unione Europea nel referendum del 23 giugno.
Il nuovo sindaco di Londra e il Labour sono favorevoli alla permanenza di Londra nella Ue e aiuteranno il premier. Che lascerà ai Laburisti la campagna per denigrare il suo più pericoloso avversario del momento, il sindaco uscente Boris Johnson che invece vuole dire addio alla Ue.
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