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Londra, via il ministro delle Finanze

Se ne va Javid, in polemica col premier. Ora dominano i pro-Brexit

Londra, via il ministro delle Finanze

Doveva essere un rimpasto di governo, ma le dimissioni a sorpresa del ministro delle Finanze, Sajid Javid, lo trasformano in una rivoluzione che cambia gli equilibri del potere a Londra dopo decenni. Boris Johnson e il suo astuto consigliere particolare, Dominic Cummings, alla fine cancellano anni di indipendenza del responsabile dei conti pubblici, prendendo di fatto il comando anche del numero 11 di Downing Street. Tutto è cominciato ieri con l'annuncio di 5 licenziamenti, tra cui tre donne: via la ministra dell'Ambiente Theresa Villiers, delle Politiche abitative Esther McVey e degli Affari economici Andrea Leadsom. Fuori il ministro per l'Irlanda del Nord, Julian Smith, che ha permesso il ritorno di un governo di condivisione in Ulster, e cambio del consigliere legale dell'esecutivo, l'Attorney general Geoffrey Cox. Ma la bomba è arrivata, a sorpresa, in corso d'opera. È l'addio di Sajid Javid, Cancelliere dello Scacchiere, cioè responsabile delle Finanze, il primo di origini musulmane a ricoprire l'incarico e da ieri meteora della storia politica britannica, diventato il ministro che per minor tempo, negli ultimi 50 anni, ha ricoperto l'incarico-chiave: appena 204 giorni. All'origine dell'addio, oltre che divergenze su questioni fiscali, tra cui l'apertura dei rubinetti della spesa pubblica voluta da Johnson, c'è lo zampino del vero «Mister Brexit» del governo Johnson, quel Cummings ideatore della campagna per l'addio alla Ue, che avrebbe chiesto a Javid di mettere alla porta tutti i suoi collaboratori e di accettare una nuova squadra completamente scelta da lui. Obiettivo: fare dell'ufficio del primo ministro e del ministro delle Finanze un'unica unità di lavoro. Tutto ciò dopo aver fatto circolare lo sgradevole nomignolo di «Chino», Chancellor in name only, ministro solo di nome, attribuito a Javid per sminuirlo. Da qui lo scontro e il passo indietro di Javid, che ha aperto la porta al giovanissimo successore Rishi Sunak, 39 anni, primo hindu a ricoprire l'incarico. Per un soffio, Sunak non diventa il più giovane ministro delle Finanze inglese (Osborne ne aveva 38 quando fu nominato da Cameron). Intanto è già nel mirino per la scarsa esperienza e il background. Deputato da appena cinque anni, finora numero due del Tesoro, è fra i deputati più facoltosi, ex analista di Goldman Sachs e genero di N. R. Narayana Murthy, sesto uomo più ricco in India.

Che cosa succede dunque a Londra? Da questo momento, le quattro poltrone più importanti, quella del primo ministro, del ministro delle Finanze, del ministro dell'Interno e degli Esteri, sono occupate da tenaci difensori della Brexit, segno che Johnson si prepara alla lotta dura con l'Unione Europea nei mesi in cui dovrà negoziare i futuri accordi commerciali, pronto a far saltare il tavolo, se necessario. Non solo.

Boris e il braccio destro Cummings scippano autonomia a un dicastero importante ed entrano a gamba tesa nella gestione dei conti pubblici.

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