Coronavirus

Londra, svolta sulle libertà. "Misure rigide per sei mesi"

Coprifuoco alle 22, multe e smart working di massa. Johnson alla nazione: "Inevitabile, rischi troppo alti"

Londra, svolta sulle libertà. "Misure rigide per sei mesi"

«Ero profondamente riluttante a violare la libertà di chiunque, ma se non ci attiviamo ora rischiamo di dover prendere misure più stringenti in futuro».

Sceglie un approccio quasi didattico Boris Johnson per il suo messaggio alla Nazione con il quale ieri ha annunciato i nuovi provvedimenti per limitare la diffusione del virus che ieri ha portato i contagi a 400mila. Un messaggio volutamente incentrato sul richiamo ad uno sforzo collettivo di tutto il Regno.

«So che vinceremo perché l'abbiamo già fatto in passato», ha detto nel messaggio registrato a Downing Street. Più inquietante la versione pomeridiana offerta alla Camera dei Comuni. «Mi dispiace dirvi che, come in Spagna e in Francia, abbiamo raggiunto un pericoloso punto di svolta», aveva detto nella sua introduzione qualche ora prima, illustrando le nuove misure restrittive in vigore da giovedì per rallentare il diffondersi del virus. «Con il cuore pesante» ha annunciato la chiusura di pub, bar e ristoranti alle 22, l'obbligo di indossare la mascherina per lo staff dei negozi, l'incremento delle sanzioni minime pecuniarie da 100 a 200 sterline per chi non indossa la mascherina o venga trovato in gruppo superiore alle sei persone, la riduzione del numero di invitati ai matrimoni da 30 a 15 persone, la cancellazione del programma che prevedeva il ritorno del pubblico ai grandi eventi sportivi. Ma soprattutto, dopo due mesi estivi all'insegna del ritorno in ufficio, ora si riparte con il lavoro a casa, «ove sia possibile».

Dell'ottimismo dimostrato dal Premier soltanto qualche giorno fa, quando aveva ipotizzato un periodo breve di chiusura per poi tornare alla normalità per Natale, non c'è più traccia. «Le misure potrebbero durare fino a sei mesi», ha avvertito ieri. Certo non è il lockdown di marzo, ma è quanto basta per un'economia già in ginocchio. Il raddoppio dei contagi ogni sette giorni e ora anche quello degli ingressi negli ospedali lunedì sono costati alla Borsa di Londra un calo del 3 per cento.

Immediate ieri, le richieste da parte di deputati di ogni partito, che il governo estenda il programma di aspettativa e introduca un pacchetto di aiuti ulteriori per le categorie più colpite dai provvedimenti. Qualcosa che Scozia e Galles hanno già promesso, ma che l'Inghilterra si rifiuta di concedere. «Ritirare il programma ora senza prevedere ulteriore supporto per tutti coloro che rischiano di perdere il lavoro sarebbe un disastro», ha sottolineato il leader laburista Keith Starmer. Feroce anche la polemica sul malfunzionamento del programma di tamponi e di tracciamento, risultato inefficace nella battaglia contro la pandemia.

I contratti milionari che diverse compagnie private sono riuscite ad aggiudicarsi senza dover competere con altri partecipanti non hanno garantito un numero sufficiente di test, i centri per effettuarli erano spesso distanti centinaia di chilometri, il sistema di tracciamento nel 90 per cento dei casi si è rivelato inutile. «Ora queste misure sono necessarie e noi le sosterremo, ma tutto questo si poteva evitare», ha concluso Starmer. Qualcuno butta là che «altri Paesi come l'Italia hanno indici di contagio molto più bassi» scatenando l'irritazione di Johnson. Che replica: «Il nostro Paese è diverso, qui la difesa delle libertà individuali e della democrazia sono tutto. Per questo al popolo britannico riesce difficile obbedire a delle imposizioni. Per questo dico che dobbiamo lavorare insieme». Anche se gioca di sponda BoJo non ha torto: una parte degli inglesi è proprio così.

Ed è quella che vota per lui.

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