Roma - Si scrive «voucher», si legge «nuovo Ulivo». L'attivismo del leader Cgil Susanna Camusso, che nelle ultime settimane è stata impegnatissima a promuovere i due referendum sul Jobs Act «salvati» dalla Corte Costituzionale, si spiega solamente con le sue rinnovate velleità politiche. Non si tratta di un seggio in Parlamento (che, ovviamente, sarebbe gradito), ma di una vera e propria Opa sulla formazione/coalizione di centrosinistra rilanciata da Romano Prodi e che non dispiacerebbe ai vari Bersani, Speranza, Pisapia e compagnia cantante. Insomma, Susanna vorrebbe rinverdire i fasti del «Cinese» Cofferati che con le sue adunate antiberlusconiane condizionò fortemente in senso conservatore la proposta politica dei Ds e del Pd pre-renziano.
Oggi il mantra è «il voucher è uno strumento malato e va abolito», ma lo scopo è un altro: sdoganare politicamente la Carta dei diritti universali del Lavoro, un patchwork ideologico la cui ambizione è resuscitare per altre vie l'articolo 18. La Carta giace da mesi in Parlamento come proposta di legge popolare, ma potrebbe tornare utile come programma in materia giuslavoristica del nuovo Ulivo prodiano. Tanto più che i referendum su abolizione dei voucher e sul ripristino della responsabilità solidale negli appalti, che potrebbero svolgersi tra il 15 aprile e il 15 giugno, rischiano il posticipo al 2018 nel caso in cui si andasse alle urne per le elezioni anticipate.
L'azzardo politico di Camusso, però, ha un effetto collaterale non del tutto positivo: rompere l'unità sindacale con Cisl e Uil, miracolosamente ritrovata più a causa dell'insipienza di Matteo Renzi nelle trattative che per effettiva volontà delle parti. «Non serve cancellare i voucher, basta modificarli e riportarli ai casi di lavoro discontinuo», ha dichiarato di recente la segretaria generale della Cisl, Annamaria Furlan, smarcandosi dalla collega e proponendo a un ritorno alle previsioni originarie della legge Biagi. Camusso, però va avanti come un trattore. Ieri la Consulta ha pubblicato le motivazioni della bocciatura del referendum sull'articolo 18: respinto perché avente natura propositiva e «non meramente abrogativa». Pensate che Camusso si sia data per vinta? Ha subito detto che presenterà ricorso alla Corte Ue. Intanto, la macchina del referendum è già avviata. «Possiamo farcela!», ha detto Susanna Camusso preannunciando che la campagna partirà l'11 febbraio.
«Faremo un gigantesco porta a porta, cercheranno di oscurarci ma noi romperemo il silenzio con migliaia di iniziative grandi e piccole», ha spiegato Nino Baseotto, responsabile organizzazione Cgil. Per quanto i pensionati siano maggioranza e per quanto le materie referendarie non scaldino i cuori, lo spiegamento di forze cigiellino già così è condizionante per la piccola sinistra Pd.
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