Istanbul - La città si è svegliata in un'atmosfera sospesa: reazioni smorzate, come in una bolla di cotone. Si attendevano con trepidazione notizie di Ince, il principale antagonista di Erdogan alle elezioni presidenziali del 24 giugno. Perché il candidato Chp, dopo il tweet in cui diceva che avrebbe indetto una conferenza stampa, non ha comunicato come si sarebbe aspettato. La gente si augurava di vederlo in strada e nessuno riusciva a spiegarsi la sua assenza: Ince stesso aveva chiesto una mobilitazione popolare per sorvegliare i seggi e una delle ipotesi più diffuse tra gli elettori era che avesse ricevuto minacce. Alle 12.30 di ieri, finalmente, ha rotto il silenzio: sguardo rassegnato, parole molto diverse rispetto alla vigilia del voto. Un discorso, il suo, iniziato con delle scuse. Subito la smentita delle supposizioni formulate dai suoi elettori sulle minacce. Nel discorso anche le stime sbagliate della sua coalizione: avevano previsto che sia Hdp che Iyi avrebbero dovuto attestarsi intorno al 12%; mentre l'altro alleato minore (Saadet Parti) avrebbe dovuto ottenere circa il 3% e lo stesso Ince si aspettava di ottenere il 35% al primo turno ma si è fermato al 30,64%. Ince ha detto che pensa che i voti siano «stati rubati», ma che non è possibile che ne siano stati rubati 10 milioni. Si è detto conscio del pericolo che i poteri, con il nuovo sistema, si possano concentrare nelle mani di una sola persona e che il rischio sia il regime. Ma ha dichiarato di aver accettato i risultati del voto e ha chiesto a Erdogan di diventare il «presidente di tutti».
L'Osce, l'organismo di controllo internazionale del voto, nelle valutazioni preliminari ha notificato che «gli elettori hanno dimostrato una scelta genuina nonostante la mancanza di condizioni per i candidati di competere con gli stessi strumenti». Il report, critico su alcune decisioni del governo che hanno minato la qualità del voto, sottolinea la grande partecipazione egli elettori, anche con lo stato di emergenza tuttora in vigore e il contesto legale non libero. Gli osservatori hanno incontrato alcune restrizioni durante l'osservazione dei seggi, dovute a un atteggiamento sospettoso delle istituzioni per colpa di persone non autorizzate.
L'unica candidata donna, Meral Aksener, dell'Iyi Parti parlerà oggi.
Demirtas, il candidato curdo, ha seguito queste elezioni dal carcere dove è rinchiuso e comunica via Twitter. Le autorità hanno rilasciato intanto Cristina Cattafesta, la cittadina italiana, milanese di 62 anni, fermata nella provincia sud orientale di Batman.
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