«Il nuovo governo? Un compromesso che non rassicura». Mario Draghi si arma di ago e di filo e realizza una tessitura politica che tiene insieme vecchie e nuove anime governative. Un esercizio di rinnovamento certamente meno deciso rispetto alle previsioni per un esperimento di coabitazione tra diversi che ha pochi precedenti.
La lettura della squadra di governo segna il fischio d'inizio di una partita che Fratelli d'Italia giocherà fuori dal campo di gioco, ma alla quale il partito di Giorgia Meloni spera di poter partecipare con un contributo «esterno» e una opposizione responsabile. Di certo la prima impressione è che si sia badato più alla sostanza - vedi governabilità - che sul bel gioco.
Il giudizio sui nomi scelti per il nuovo governo, comunque, non è positivo. «Ci aspettavamo scelte di alto livello» dicono dal partito. «Così non è stato, il rischio di aver prodotto un minestrone mediocre c'è tutto. Un banchetto dei partiti sul ponte del Titanic». Il focus nei commenti si concentra inevitabilmente proprio sullo iato troppo ampio tra premesse, speranze e risultato finale della composizione della squadra.
«Le grandi aspettative degli italiani sull'ipotesi di un governo dei migliori in risposta all'appello del capo dello Stato per fare fronte alla drammatica situazione dell'Italia si infrangono nella fotografia di un esecutivo di compromesso che rispolvera buona parte dei ministri di Giuseppe Conte», commenta Giorgia Meloni (nel tondo). «Come dimostra la casella strategica del ministero del Lavoro affidata al Pd, i nostri timori di un governo
ostaggio della sinistra vengono confermati. Sono convinta più che mai che all'Italia serva un'opposizione libera e responsabile». Diversi esponenti si affidano all'ironia. Francesco Lollobrigida, ad esempio, definisce gli ingredienti del cocktail Draghi ed enuncia la ricetta per la sua preparazione. «Prendi i 2/3 del Conte I, aggiungi metà del Conte II, un pizzico di governo Berlusconi, spolverata di Governo Renzi e un pugno di tecnici a coprire il tutto. Qualche trasformista q.b. (quanto basta, ndr). Frullare tutto e versare in faccia agli italiani che hanno votato tutt'altro».
C'è chi lancia un richiamo all'identità e alla scelta in controtendenza. «Orgogliosi di stare fuori da questo governo» dice Chiara Colosimo. E chi mutua le parole di Totò come Carlo Fidanza. «Lo chiamavano il governo dei migliori. Ma mi faccia il piacere». E poi c'è chi punta il dito sulle inattese conferme.
«Governo dei migliori? Con Speranza a completare la lista della spartizione partitocratica con manuale Cencelli alla mano? Inizia a disvelarsi il vero volto di un governo che, secondo i fondati timori di Fdi, nasce più dalla bulimia di potere dei partiti che per fronteggiare la pandemia» dice Andrea Delmastro. «La presenza di Speranza segna la più incredibile e infausta continuità con tutti gli errori del precedente governo che ha tentato di essere il termometro della crisi e mai la medicina».
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