Roma - Nel Paese dei no e dei veti incrociati c'è stato chi non ha avuto paura di dire sì. Di sostenere, pubblicamente, le ragioni di una battaglia impopolare come la difesa dei vitalizi per i parlamentari: quel pezzo di mondo politico che non ha temuto di essere travolto dall'onda dell'antipolitica. Nel percorso che ha accompagnato la discussione sulla norma taglia vitalizi c'è stato chi ha scelto di difendere il privilegio, che in realtà è un diritto acquisito, nelle votazioni a Montecitorio. Chi, invece, non ha esitato a utilizzare la propria faccia contro la cancellazione dei vitalizi. E il partito del sì al tanto odiato vitalizio è stato trasversale, senza colore e storia politica: dal Pd, la forza politica che in Parlamento ha presentato la proposta di legge, a firma di Matteo Richetti, per la cancellazione, a Forza Italia, il partito che certamente non è formato da politici di professione ma che ha deciso di puntare sui vizi di costituzionalità della legge. Il segretario del Pd Matteo Renzi, nel tentativo di rincorrere il M5s sul terreno dell'antipolitica, ha forzato la mano sul provvedimento che azzera il vitalizio per deputati in carica ed ex: nel Pd non sono, però, mancate posizioni, anche pubbliche, di dissenso rispetto alle indicazioni del Partito. Tra i democratici due voci, di peso, si sono schierate a favore del vitalizio. L'ex ministro Beppe Fioroni, reduce da cinque legislature (quindi a rischio ricandidatura), ha contestato apertamente la scelta del Partito. In un'intervista al Fatto Quotidiano si è detto «contrario alla norma». Quella di Fioroni non è stata una semplice difesa d'ufficio ma una filippica su argomenti concreti: «Siccome la contribuzione per il vitalizio era ed è obbligatoria voglio avere l'opportunità di riavere indietro quel che ho versato. Ci sono i diritti acquisiti, il sistema non può essere retrodatato» - ha dichiarato l'esponente Pd. L'ex ministro ha chiesto indietro i soldi versati. Anche perché non ha alcun dubbio sul fatto che nei quasi quindici anni in Parlamento abbia lavorato. Nel centrosinistra c'è stato un altro pezzo da novanta che non ha avuto paura di mettere la propria faccia (e quella di Enrico Berlinguer) per difendere il vitalizio. Il senatore Ugo Sposetti in un'intervista alla Stampa ha chiesto di «bloccare il forte antiparlamentarismo che sento, sia nei ragionamenti dei 5 Stelle sia del gruppo dirigente ristretto del Pd. E quindi protesto e sento anche il dovere di alzare la voce, perché io non vedo in questi ultimi mesi riflessioni che portano a valori. Il punto dei diritti acquisiti solleverà un mare di ricorsi. Si apre una voragine, un tunnel che porterà a ricalcolare la pensione a milioni di lavoratori: l'opinione pubblica dovrebbe capirlo e non godere per i tagli a questo o quel vecchio parlamentare. Rincorrono qualche centinaio di persone per farsi del male da soli» - ha dichiarato l'ex tesoriere dei Ds. Nella battaglia pro vitalizi non hanno avuto paura di spendere il proprio volto altri due ex democristiani come Gianfranco Rotondi e Clemente Mastella.
«È un espediente populista che ha gioco facile perché c'è lo sputtanamento del mondo della politica» ha commentato il sindaco di Benevento mentre Rotondi vede nella forzatura di Renzi «solo uno spot che favorirà Grillo».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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