Roma Sceso dal palco, i selfie di Salvini durano poco meno di mezz'ora. «Continuiamo fuori però ragazzi», interviene il deputato di Fratelli d'Italia Giovanni Donzelli. Qualcuno sale le scale per andare dietro al capo della Lega, ma la folla non è oceanica. Tradotto: si cammina benissimo nei pressi dell'ex ministro dell'Interno. Niente spintoni, ressa contenuta e si può vedere il senatore di Fdi Ignazio La Russa alle prese anche lui con una serie di autoscatti. «Il più grande è lui, non Salvini», dice un militante all'ex missino.
L'identità da queste parti è una cosa sacra. Nazionale sì, ma anche di partito e comunità. Scendendo le scalette che portano all'Isola Tiberina si possono osservare dei pannelli in cui è riassunta l'impresa di Fiume di Gabriele D'Annunzio, nell'anno del centenario dell'entrata dei legionari nella città istriana.
La faccenda dell'identità ce la spiega un tesserato storico: «Ex di Alleanza Nazionale e prima ancora del Msi». Si chiama Gianluca, è romano, ha 50 anni e spiega, riferito a Salvini: «Questi per me ancora sono della Lega Lombarda, noi siamo un'altra cosa, ci teniamo alla nostra tradizione che è diversa da quella della Lega».
Assicura che la sua è un'opinione condivisa tra gli iscritti e se la prende con l'autonomia: «Con sta cosa ce la vogliono mettere in quel posto, per me l'Italia è unita e una sola, ci bastano già le regioni, non ci serve l'autonomia».
Nello stand della fondazione Alleanza Nazionale sono appese vecchie copie del quotidiano missino «Il Secolo d'Italia». Tra le t-shirt una delle più gettonate è la dannunziana «Vivere ardendo e non bruciarsi mai». Sono molti i giovanissimi, si scambiano le impressioni sull'intervento di Salvini attraverso le chat whatsapp del movimento giovanile di Fdi. Le cover degli smartphone ipertecnologici hanno il tricolore, le polo sono Fred Perry, i jeans stretti, le scarpe bianche, i Ray Ban «a goccia». Ma niente saluti romani o cose del genere, come se ne sono visti durante l'ultima manifestazione davanti Montecitorio per il ritorno al voto. Applausi timidi a Salvini, la leader indiscussa è «Giorgia» (Meloni, ndr), ragazza del Fronte della Gioventù, sezione della Garbatella. «Atreju - spiega lei - racconta della crescita di Fdi, avremo due capi di governo nello stesso giorno, molti ospiti internazionali, i principali attori della politica nazionale, i direttori dei quotidiani». L'incontro coi leader del centrodestra: «Martedì - dice la Meloni - è una data possibile». E poi anche lei a tutto selfie.
Non mancano qua e là alla festa i riferimenti trasversali.
Dall'arresto di Totò Riina, celebrato in un'installazione insieme alla crisi di Sigonella e alla battaglia del Checkpoint Pasta dei militari italiani in Somalia, nel 1993. E nell'area bimbi c'è un ragazzo di colore che gira lo zucchero filato. Ha una maglietta nera con una scritta bianca: Staff.DDS
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