Loro Piana nei guai: "Capi costati 80 euro fatti pagare 3mila"

Maison in amministrazione giudiziaria per un anno: "Non ha impedito il caporalato"

Loro Piana nei guai: "Capi costati 80 euro fatti pagare 3mila"
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Giacche in cashmere realizzate in laboratori cinesi, da lavoratori sfruttati e privati di ogni diritto, per ottanta euro ciascuna e rivendute in negozio tra i mille e i tremila euro. È Loro Piana l'ultimo dei marchi dell'alta moda finito nel mirino dei magistrati per non avere prevenuto e arginato fenomeni di sfruttamento lavorativo nell'ambito del ciclo produttivo, di fatto non vigilando sulle capacità tecniche delle aziende appaltatrici.

La maison del lusso controllata dal gruppo francese Lvmh è finita in amministrazione giudiziaria. È stata la sezione misure di prevenzione del Tribunale di Milano a disporla per un anno, su richiesta della Procura, accendendo i riflettori sulle modalità con cui l'azienda vercellese ha affidato la produzione dei capi di abbigliamento a società che l'avrebbero subappaltata a laboratori cinesi dove la realizzazione degli articoli sarebbe avvenuta sfruttando manodopera irregolare e clandestina. Dopo i casi di Armani, Dior e Valentino, anche l'azienda presieduta dal figlio del magnate Arnault è finita sotto accusa per non aver controllato la filiera produttiva finendo per agevolare colposamente il caporalato. Secondo il pm Paolo Storari tutto sarebbe avvenuto nell'ambito di una politica di impresa diretta all'aumento del business. La logica del brand di lusso, secondo la Procura, sarebbe quella del "massimo profitto al minor costo possibile". Loro Piana affidava la realizzazione dei capi di abbigliamento, anche delle giacche in cashmere, alla Evergreen Fashion Group srl. La società, non essendo stata in grado di produrre i capi richiesti, avrebbe subappaltato il lavoro ad un'altra ditta, la Sor-Man snc di Nova Milanese, anch'essa senza un'adeguata capacità produttiva, che a sua volta si sarebbe rivolta, anche per abbattere i costi, ad opifici cinesi. Laboratori che si servivano di manodopera irregolare e clandestina, con dipendenti costretti a lavorare "in ambienti insalubri e pericolosi" e ad alloggiare in dormitori abusivi in modo da poter essere sottoposti a turni massacranti, a disposizione a qualsiasi ora del giorno e della notte. Tanto che a maggio sono stati chiusi dai militari, e uno dei titolari arrestati, perché in nome della massimizzazione dei profitti facevano ricorso a manovalanza in nero, senza rispettare i contratti collettivi riguardo a retribuzioni, orari, pause e ferie e non osservavano le norme relative alla salute e alla sicurezza sui luoghi di lavoro. Un meccanismo di cui non è detto che Loro Piana avesse piena consapevolezza, ma che per il Tribunale veniva colposamente alimentato dalla società non verificando la reale capacità imprenditoriale delle società appaltatrici e sub-appaltatrici alle quali affidava la produzione. Responsabilità del brand di lusso anche quella di non aver eseguito, nel corso degli anni, efficaci ispezioni o audit per appurare in concreto l'operatività della catena produttiva e le effettive condizioni lavorative e gli ambienti di lavoro. L'inchiesta, che ricalca quella che nei mesi scorsi ha coinvolto altri grandi marchi, è nata lo scorso maggio dalla denuncia presentata da un lavoratore cinese per sfruttamento e lesioni dopo essere stato aggredito dal proprio datore di lavoro, suo connazionale, per avere chiesto il pagamento degli stipendi arretrati.

In serata è arrivata la nota della maison, che "condanna fermamente qualsiasi pratica illegale" e ribadisce

"la propria totale disponibilità a collaborare" con le autorità: "Il fornitore non ha informato Loro Piana dell'esistenza di questi sub-fornitori, l'abbiamo saputo il 20 maggio e interrotto ogni rapporto in meno di 24 ore".

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