L'ortopedico dell'orrore: spaccava ossa per "allenarsi"

Ai domiciliari Norberto Confalonieri, primario ortopedico. L'intercettazione: "Le ho rotto il femore per fare pratica"

L'ortopedico dell'orrore: spaccava ossa per "allenarsi"

Milano - Senso di onnipotenza, cinismo, amore per i quattrini: è difficile indicare quale movente prevalga nella storia di Norberto Confalonieri, il primario milanese che ieri finisce agli arresti domiciliari per corruzione. A centinaia di pazienti sono state impiantate protesi dai prezzi stellari, pagate dall'erario o dai pazienti stessi, che Confalonieri considerava «le migliori»: peccato che poi dalle aziende che le producevano incassasse consulenze e viaggi. Meccanismo purtroppo non inedito, quello dei rapporti sottobanco tra medici e multinazionali. Ma che le intercettazioni della Guardia di finanza sul «caso Confalonieri» portano alla luce con inedita crudezza.

Confalonieri - brianzolo, 65 anni, primario di ortopedia al Gaetano Pini - è (per dirla con una intercettazione) un tipo «vulcanico»: un pioniere della chirurgia non invasiva del ginocchio, guidata da robot e computer. Uomo da convegni, da pubblicazioni, da trasmissioni tv. Ma è anche, secondo i suoi colleghi che hanno dato il via all'inchiesta, un ultrà del bisturi: «Per lui il paziente deve essere sempre operato». Qualcuno dalle sue operazioni spericolate è uscito a piedi in avanti (come la ragazza disabile morta per insufficienza respiratoria acuta dopo un'operazione fortemente voluta dal primario) qualcun altro è rimasto rovinato: come il paziente U.D., che in una telefonata intercettata lo chiama piangendo, e chiedendo invano un aiuto. Per due episodi, al professore viene già contestata la accusa di lesioni. Ora la Finanza andrà a scavare su decine di cartelle cliniche, alla ricerca di altre vittime della sua frenesia operatoria.

Dalla Johnson & Johnson e dalla B.Braun, le aziende di cui imponeva i prodotti in sala operatoria, Confalonieri è accusato di avere incassato consulenze per 25mila euro, cifra non astronomica, e peraltro dichiarata al fisco; cui vanno aggiunte le sponsorizzazioni imposte per le sue presenze televisive in Rai, e per i suoi convegni, per i suoi viaggi in mezzo mondo con famiglia al seguito (e, in un caso, con una signora che non è la moglie: così pretende di viaggiare e dormire separato dagli altri convegnisti). Malcostumi non inediti, purtroppo. E che proprio per questo la difesa di Confalonieri potrebbe avere buon gioco a riportare nel campo del lecito se non dell'etico.

A fare effetto, nelle intercettazioni, è l'altra parte degli affari di Confalonieri, il suo doppio ruolo di primario pubblico e professionista privato, che grazie all'extramoenia presso la clinica San Camillo gli porta in tasca in quattro anni oltre 300mila euro, di cui meno di 200mila dichiarati al fisco. I suoi pazienti privati, il prof li recluta grazie alle trasmissioni tv pagate dalla Jonhson & Johnson, ma anche con metodi spietati, che lui stesso spiega a un collega: «La produzione tienila bassa se no ti bruci tutto e intanto cresce la lista d'attesa, sennò non fai mai i privati.. invece di metterne tre o quattro, allunga la lista d'attesa che ne fai di più in San Camillo, no?».

A una giovane paziente della clinica privata, Confalonieri crea danni irreparabili, e al telefono con la moglie fa autocritica («è un periodo di merda»).

Eppure per fare pratica aveva fatto lo stesso intervento su un'anziana ricoverata nell'ospedale pubblico, e su questa sfoggia invece tutto il suo cinismo: «Eh l'ho rotto..oggi ho fatto una vecchietta per allenarmi.. gli ho fatto la via d'accesso bikini per allenarmi su quella lì che devo fare privatamente».

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