
In occasione della Giornata Mondiale dell'Alzheimer, l'IRCCS San Raffaele di Roma annuncia la programmazione di una sperimentazione clinica che coinvolgerà pazienti affetti da diverse forme di demenza in vari stadi della malattia. L'obiettivo è testare il potenziale terapeutico della stimolazione transcranica a ultrasuoni focalizzati a bassa intensità, una tecnologia non invasiva che consente di modulare l'eccitabilità di aree specifiche del cervello senza bisturi né dolore. Già definita una nuova frontiera della neuromodulazione, la tecnica concentra fasci di ultrasuoni, simili a quelli delle ecografie, ma molto più precisi e concentrati in punti millimetrici e programmabili del cervello grazie alle immagini di risonanza magnetica del paziente. Di conseguenza aree cerebrali "poco funzionali o spente" potrebbero tornare a funzionare e connessioni neuronali indebolite potrebbero rafforzarsi.
"In questi ultimi anni l'armamentario terapeutico/riabilitativo delle demenze si è arricchito del contributo delle varie tecnologie di stimolazione transcranica non-invasiva - spiega Paolo Maria Rossini (nella foto), direttore del dipartimento di Neuroriabilitazione dell'IRCCS San Raffaele di Roma -, mentre la stimolazione transcranica con impulsi magnetici (denominata TMS) o correnti elettriche a bassa intensità (denominata tDCS) può solo raggiungere aree relativamente superficiali e piuttosto ampie del cervello. Le ultime scoperte hanno permesso alla stimolazione che impiega onde d'urto acustiche (denominata TPS), e più di recente fasci di ultrasuoni, di concentrare energia anche in strutture profonde (ad esempio l'ippocampo, una fondamentale centralina per la gestione ed organizzazione della memoria) con precisione millimetrica".
Grossolanamente si può dire che il metodo è analogo a quello che da bambini usavamo quando con una lente d'ingrandimento si concentravano i raggi del sole in un punto dove la temperatura diventava così elevata da bruciare un foglio di carta o una foglia. Allo stesso modo, gli ultrasuoni focalizzati "accendono" aree cerebrali silenziate. "La bassa intensità degli ultrasuoni emessi - chiarisce Rossini - impedisce che nel focus di stimolazione ci sia un danno delle cellule nervose raggiunte dal fascio di energia (come avviene per gli ultrasuoni ad alta intensità); al contrario, a seconda della frequenza di stimolazione, questa energia sembra in grado di far risuonare ad una frequenza ottimale i circuiti nervosi a cui le cellule appartengono e di favorirne in tal modo la formazione di nuovi capaci di vicariare le funzioni perdute e quindi di dare un recupero benefico". Nell'Alzheimer, alcuni "strumenti" dell'orchestra cerebrale smettono di suonare o suonano fuori tono e le funzioni cognitive sottostanti si alterano. La memoria si perde, l'attenzione si dissolve, la persona con la sua storia ed i suoi sentimenti ed emozioni scivola via.
La LItFUS, con stimoli mirati e indolori, potrebbe agire come un direttore d'orchestra che rimette in sincronia i musicisti distratti o che si sono momentaneamente allontanati ricostruendo l'armonia di un cervello normale.