Adesso Mimmo Lucano è accusato anche di truffa aggravata. Ieri, poche ore dopo il suo rinvio a giudizio per il modo in cui avrebbe gestito il sistema di accoglienza, il sindaco (sospeso) di Riace è stato raggiunto da un nuovo avviso di chiusura indagini, stavolta in relazione all'ipotesi di truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche, per una cifra che si aggirerebbe attorno ai 134mila euro. Con Lucano risultano sotto inchiesta altre 9 persone. Il sindaco deve anche rispondere di falsità ideologica commessa da un pubblico ufficiale. Ancora una volta, sono i fondi destinati alla gestione dei rifugiati ad aver attirato l'attenzione della magistratura.
Secondo quanto riportato nelle carte dell'inchiesta, condotta dal sostituto procuratore di Locri Ezio Arcadi, Lucano, in qualità di sindaco e in alcuni casi di responsabile dell'unità operativa Ufficio amministrativo del Comune, avrebbe indotto in errore il ministero dell'Interno e la Prefettura di Reggio Calabria tramite false attestazioni in cui veniva dichiarato che le strutture di accoglienza erano conformi alle norme vigenti in materia di idoneità abitativa, impiantistica e condizioni igienico-sanitarie, “laddove in effetti così non era”. Per gli inquirenti vari immobili risulterebbero privi di collaudo statico e certificato di abitabilità. Documenti indispensabili e richiesti dalle convenzioni siglate tra Prefettura e Comune e dal manuale operativo Sprar.
Malgrado questo, l'ente guidato da Lucano avrebbe comunque pagato i canoni di locazione, pari a circa 134mila euro. Oltre a Lucano, risultano indagati l'amministratore della cooperativa "Girasole" e i proprietari degli appartamenti utilizzati per l'accoglienza. Per il sindaco, ancora sottoposto al divieto di dimora a Riace in seguito al primo filone dell'inchiesta “Xenia”, si tratta di una nuova mazzata.
Ieri il gup Amalia Monteleone ha disposto il processo per Lucano e altre 25 persone. In tribunale (il dibattimento inizierà il prossimo 11 giugno) Lucano dovrà dunque difendersi dalle accuse favoreggiamento dell'immigrazione clandestina, di abuso d'ufficio e di aver commesso irregolarità nell'affidamento del servizio di raccolta dei rifiuti.
Su quest'ultimo punto la Cassazione, che ha annullato con rinvio la misura cautelare a carico del sindaco, ha però sottolineato l'assenza di comportamenti fraudolenti per l'assegnazione dei servizi, in quanto gli atti sarebbero stati adottati in modo collegiale e con i “prescritti pareri di regolarità tecnica e contabile da parte dei rispettivi responsabili del servizio interessato”.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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