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L'Ue apre ai caccia per Kiev. Ma gli Usa: "Nessuno vincerà"

Il Parlamento europeo: "Valutare l'invio dei jet". La cautela del capo di Stato maggiore Usa. All'Onu bozza sulla tregua

L'Ue apre ai caccia per Kiev. Ma gli Usa: "Nessuno vincerà"

Stallo. Stati Uniti e Nato confermano la prospettiva di un sostanziale equilibrio tra le forze militari in campo e tempi dilatati per la fine del conflitto, proprio mentre il Parlamento europeo invita l'Ue, con una risoluzione, a fornire all'Ucraina «tutto il sostegno militare necessario» e a «prendere in seria considerazione» anche la fornitura di jet, e mentre Gran Bretagna e Polonia chiedono agli alleati di accelerare «già dalle prossime settimane» l'invio di aiuti militari a Kiev. «La Nato deve essere preparata a una lunga situazione di stallo con la Russia - ha detto il segretario generale dell'Alleanza, Jens Stoltenberg - Dobbiamo essere preparati per il lungo periodo. Potrebbe durare molti, molti anni». Nessuno può vincere la guerra, è anche il sunto dell'analisi del capo di Stato maggiore americano, Mark Milley, al Financial Times: «Sarà praticamente impossibile per i russi raggiungere i loro obiettivi (...) e molto difficile che le forze di Kiev riescano a cacciare quelle di Putin dai loro territori». Questo nonostante il leader del gruppo di mercenari Wagner, Evgheni Prigozhin, parli della conquista della città di Bakhmut «a marzo o ad aprile».

Nel frattempo, Russia e Ucraina si sono scambiati 202 prigionieri «in seguito a negoziati». Dei 101 militari che Kiev è riuscita a portare a casa, 63 sono «eroi di Azovstal», membri di quel Battaglione Azov che per oltre 82 giorni resistette dentro l'acciaieria di Mariupol.

Ma le trattative per lo scambio di prigionieri non sono sinonimo di pace. «Non mi fido di Vladimir Putin», dice il presidente ucraino Volodymyr Zelensky a proposito dei negoziati, mentre spiega che la nuova offensiva russa è già iniziata. «La questione non è il compromesso in sé, ma con chi. Con lui no perché non c'è fiducia». Eppure la fine delle ostilità è l'obiettivo da raggiungere, «quanto prima», secondo la comunità internazionale, che tramite l'Assemblea generale delle Nazioni Unite voterà la prossima settimana, in occasione del primo anniversario dell'invasione russa, una risoluzione in cui si sottolinea «la necessità di raggiungere, quanto prima, una pace globale, giusta e duratura». Nel testo «si ribadisce l'impegno per la sovranità, l'indipendenza, l'unità e integrità territoriale dell'Ucraina all'interno dei suoi confini internazionalmente riconosciuti» e si chiede nuovamente alla Russia di «ritirare immediatamente» le sue truppe. Apparentemente, anche la Cina si dice pronta a unire le forze per promuovere «una soluzione politica», spiega Wang Yi, capo dell'Ufficio della Commissione Centrale per gli Affari Esteri del Partito Comunista Cinese, reduce da un colloquio, mercoledì, con Emmanuel Macron a Parigi, nell'ambito del suo tour diplomatico in Europa. Ed è proprio a Wang Yi che il ministro degli Esteri italiano Alberto Tajani ha chiesto ieri sera a Roma, dove il più alto diplomatico cinese era in visita, di convincere la Russia a sedersi al tavolo della pace. Eppure, mentre Pechino dice di voler fare la sua parte, annuncia anche di voler lavorare con la Russia «per promuovere il continuo sviluppo del partenariato strategico globale tra i due Paesi nella nuova era». Il peso della bilancia cinese pende sempre a favore di Mosca. Come quello della Bielorussia. Che a parole, alla vigilia dell'incontro di oggi a Mosca tra Vladimir Putin e Aleksandr Lukashenko, invita Biden «a venire a Minsk per fare la pace», ma nei fatti sostiene in pieno la Russia, pur spiegando che entrerà in guerra solo se un altro Paese attacca.

Del conflitto parleranno Joe Biden e Olaf Scholz, durante la visita del cancelliere tedesco il 3 marzo alla Casa Bianca. Si sogna la pace, ma si pensa alla guerra. Sabato e domenica si svolgerà la Conferenza di Monaco sulla sicurezza, nel cui quadro si terrà anche la prima ministeriale Esteri del G7.

A rappresentare l'Italia sarà il ministro Tajani. Dopo il vertice di ieri dei ministri della Difesa Nato a Bruxelles, gli Stati Uniti, tramite il segretario alla Difesa Lloyd Austin, promettono: «Difenderemo gli alleati baltici senza condizioni».

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