Politica

L'Ue buonista si rimpalla gli immigrati morti in mare

Ennesima tragedia nel Mediterraneo. L'Ue non muove un dito. E la sinistra radical chic chiede il ritorno a Mare Nostrum

Sulla banchina dell porto di Lampedusa le salme degli immigrati morti
Sulla banchina dell porto di Lampedusa le salme degli immigrati morti

"L'operazione Triton non è all’altezza dei compiti che deve svolgere". Dopo l'ennesima tragedia che si è consumata nel Canale di Sicilia, il commissario dei diritti umani del Consiglio d’Europa, Nils Muiznieks, affonda la missione che dovrebbe pattugliare il Mar Mediterraneo per far fronte all'emergenza immigrazione. "L'Europa - tuona - ha bisogno di un sistema di ricerca e salvataggio efficace". Non è il solo a pontificare. L'Alto rappresentante della Ue, Federica Mogherini, si è affrettata a convocare un vertice per "rivedere le politiche europee sull’immigrazione". Con la consapevolezza che nulla cambierà: migliaia di disperati continueranno a imbarcarsi per invadere l'Europa; chi non ce la farà, rimetterà l'anima a dio.

Come regolarmente avviene dopo ogni tragedia, la politica si lancia in nuove promesse. E si rimpalla le responsabilità. L’aveva fatto dopo la strage dell’ottobre del 2013 a Lampedusa, con 368 migranti affogati davanti all’isola dei Conigli, con l’allora presidente dell’Ue Barroso che davanti a quelle bare disse "l’Europa non può girarsi dall’altra parte". L'aveva fatto dopo la visita del Papa sull’isola, quando Francesco chiese perdono per tutti i morti in fondo al mare e invitò l’Italia e l'Unione europea a muoversi. E lo fa anche stavolta, dopo che 29 disperati sono morti di freddo tra la Libia e la Sicilia e solo grazie alla follia dei soccorritori che hanno sfidato onde alte 9 metri altri 76 clandestini sono arrivati sani e salvi. Oltra a questi 29 cadaveri, che presto saranno sepolti in Italia, ce ne sono altri trecenti in balia delle onde. "La tragedia consumatasi nel Mediterraneo è un’altra sciagura che poteva essere evitata - osserva Muiznieks - l'Europa ha bisogno di un sistema di ricerca e salvataggio efficace". Il commissario dei diritti umani del Consiglio d’Europa ha più volte affermato che l’Unione europea dovrebbe prendere come esempio Mare Nostrum, ma ha sempre taciuto che sulla coscienza di chi ha voluto quella missione ci sono tremila vite stroncate dalla furia del mare.

Il punto resta sempre lo stesso: mezza Europa non vuole saperne di farsi carico del problema, l’altra metà - con l'Italia in testa - va ripetendo da tempo che le frontiere della sponda sud dei Paesi europei sono a tutti gli effetti frontiere dell'Unione, dunque tutti devono farsene carico. La Commissione Ue ha ricordato al governo Renzi che Triton "ha l’intento di sostenere lo sforzo dell’Italia, non di sostituirsi a lei né a Mare Nostrum". Dunque l’Italia deve metterci del suo. Perché i morti sono già tanti. Più del 2014: 50 contro le 12 vittime dell’anno scorso. Come di più sono i clandestini già arrivati: 3.538 secondo i dati dell’Unhcr a gennaio 2015, 2.171 a gennaio dello scorso anno. Numeri che fanno temere un altro anno pesante. Per quest'ultima tragedia la procura di Agrigento aprirà un altro fascicolo. L'ennesimo. È il solito teatrino delle istituzioni (italiane ed europee) che si rimpallano le responsabilità. A Bruxelles il ministro dell'Interno Angelino Alfano risponde che spetta alla Ue occuparsene andando a "piantare le tende in Africa".

Anche in Italia il mood è lo stesso. Non si va oltre gli annuncia. Fioccano le frasi a effetto. "Agire ora è troppo tardi", dice il presidente del Senato Piero Grasso. Laura Boldrini fa eco: "Triton è inadeguata". E dal quartier generale del Partito democratico tornano a chiedere a gran voce il ritorno a Mare Nostrum.

"Bisogna ripristinarlo - avverte Enrico Letta - anche se si perdono voti". In realtà, Mareo Nostrum non è la soluzione al problema, ma l'origine dell'emergenza. Continuare su questa linea significa aprire la strada ai trafficanti di uomini e mettere a rischio altre vite.

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