L'Europa si blinda per coronavirus. Stop ai cittadini extracomunitari, a meno che non si tratti di medici, infermieri, assistenti di cura o ricercatori. Porte aperte, invece, alle merci. L'Europa sceglie l'autoisolamento e annuncia che metterà al bando i viaggi «non essenziali» di cittadini extra-Ue verso l'Unione europea. E che lo farà per trenta giorni almeno, a partire da mezzogiorno oggi.
Dopo la chiusura delle frontiere decisa da molti Paesi, ultimi Spagna e Russia, dopo i controlli sanitari ai confini e i certificati Covid-19 negativi da esibire, la Ue si mette in quarantena da sola. A spiegarne le ragioni è la presidente della Commissione Ursula Von der Leyen, che ieri ha dato l'annuncio, anticipando i contenuti della proposta sulla quale decideranno oggi, rigorosamente in videoconferenza a causa del virus, i capi di Stato e di governo dei 26 Paesi membri, più la Gran Bretagna.
«L'Europa è pesantemente colpita dal virus: meno si viaggia, più si può contenere» e si può evitare di mettere ulteriore pressione ai sistemi sanitari nazionali già sotto forte stress, spiega Lady Ue. Dopo le restrizioni decise dai singoli governi, è a questo punto imprescindibile fermare l'ingresso e il movimento di cittadini extra-Ue. D'altra parte i numeri parlano chiaro. L'Italia è il secondo Paese più colpito al mondo dopo la Cina (2.158 morti, 28mila contagi) e la Spagna è il quarto (oltre 9mila contagi e 335 vittime). Non solo. Sei dei dieci Paesi più contagiati del pianeta sono in Europa: dopo Italia e Spagna, Francia, Germania, Regno Unito e Svizzera (non Ue). Non c'è tempo da perdere.
In un quadro così preoccupante, la Ue si impegna invece a garantire la circolazione delle merci e la continuità economica. Perciò - dice Lady Ue - ci saranno corsie veloci e preferenziali per cibo e medicine. Il provvedimento potrà essere prolungato rispetto ai trenta giorni ora previsti e da esso saranno esclusi i residente europei di lunga data, i familiari del personale diplomatico europeo e tutti quei lavoratori che possono essere preziosi per vincere la battaglia contro il virus: medici, infermieri, personale di cura e trasportatori a garanzia delle merci.
Precisazione speciale per il Regno Unito, che dal 2021 sarà fuori dalla Ue. La presidente von der Leyen ha dovuto specificare che i britannici «sono cittadini europei», quindi «naturalmente non ci sono restrizioni per coloro che dal Regno Unito viaggiano verso il Continente». Il caso inglese è in questi giorni il più controverso e dibattuto. Mentre tutti gli altri Paesi europei stanno alzando il livello di precauzioni e restrizioni e in mezza Europa, dalla Norvegia alla Francia, le scuole sono chiuse, così come bar, ristoranti e negozi, Londra si ostina invece a una linea morbida, che rischia di essere semplicemente una linea tardiva. Più tardi di tutti gli altri il premier Boris Johnson, dopo aver spiegato di sperare nell'immunità di gregge per un virus che non ha ancora terapia né vaccino, provocando reazioni disgustate in tutta Europa, ieri ha cambiato registro, invitando gli inglesi a evitare i contatti sociali, a lavorare da casa e a tenersi lontani da pub e club per 12 settimane. Un documento riservato dell'Istituto di Sanità, il Public Health England, destinato ai vertici del sistema sanitario britannico, prevede che l'epidemia durerà fino a primavera 2021, contagerà l'80% degli inglesi e potrebbe portare a otto milioni di ricoveri nello scenario peggiore. Eppure ancora nessuno stop imperativo, solo un appello. Ecco perché una petizione che già sfiora il milione di firme chiede al governo di chiudere scuole e università, prima che sia troppo tardi. «Non lo escludo - ha spiegato ancora ieri il consulente scientifico dell'esecutivo, Patrick Vallance - ma queste cose devono essere fatte al momento giusto».
Ma quando? I casi sono 1.421, i morti 36. Chi si rifiuterà di andare in autoisolamento rischia la detenzione e 1.100 euro di multa. Ma le scuole e le università restano aperte. E Londra trema per l'impennata di contagi.
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