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L'Ue fa le pulci ai nostri conti ma butta soldi pure per l'asino

Eurosprechi: dal progetto per promuovere i quadrupedi alla Casa della storia europea. Ci costano 5,5 miliardi l'anno

L'Ue fa le pulci ai nostri conti ma butta soldi pure per l'asino

Di chi dà il cattivo esempio si dice che predica bene e razzola male. Ma nel caso dell'Unione europea quel «razzolare» significa ramazzare soldi e sprecarli. L'Ue fa i conti in tasca all'Italia, ma a Bruxelles non sanno nemmeno che cosa significhi « spending review ». Spese pazze, follie senza controlli, sprechi voluti e mantenuti con ostinazione. Come l'avere sedi sparse in tutta Europa, a partire dai due Parlamenti, uno a Bruxelles dove per 20 giorni si svolgono i lavori delle commissioni, e l'altro a Strasburgo, costato 500 milioni e che costa 180 milioni l'anno, che prende vita una settimana al mese per le sedute plenarie. Il penultimo venerdì del mese le scartoffie vengono caricate su alcuni treni speciali, trasportate dalla capitale belga alla città alsaziana, e sette giorni dopo prendono la via del ritorno. Tutto normale per gli eurospreconi.

La colossale burocrazia Ue costa agli italiani 5,5 miliardi di euro l'anno, 15 milioni al giorno, 627mila euro l'ora. Il calcolo è di Mario Giordano nel libro Non vale una lira ed è tratto da fonti ufficiali dell'Unione: nel decennio 2003-2013 i versamenti dell'Italia all'Europa sono stati pari a 159.750.223.698 euro; in cambio abbiamo ricevuto 104.436.776.037 euro. Una differenza di oltre 55 miliardi di euro, 5 e mezzo ogni 12 mesi.

Che cosa fa l'Europa dei diktat e dell'austerità con questi denari? Riempie di soldi i suoi 766 deputati, spende 2 milioni e mezzo di euro in rinfreschi e 4 milioni per il centro fitness nel Parlamento di Bruxelles, mantiene 139 sedi nel mondo con 5366 addetti (di cui 33 alle isole Fiji, 37 alle Mauritius e 44 ai Caraibi) per 524 milioni di euro. Destina 90mila euro per uno studio tecnico sugli sciacquoni dei bagni e finanzia le ricerche sull'utilizzo degli insetti in cucina o i ballerini belgi che vanno a insegnare danza agli africani.

La politica estera comunitaria è inesistente, ma nel 2013 il dipartimento di Catherine Ashton, ora ereditato da Federica Mogherini, è costato 508 milioni di euro e nel 2014 la spesa salirà del 3%: 200 milioni coprono i costi della sede centrale, 7 vanno negli spostamenti di Lady Pesc (remunerata con 346mila euro l'anno) e 300 milioni per le sedi sparse nel mondo con una pletora di funzionari lautamente stipendiati che non si capisce bene che cosa facciano.

Bruxelles trova risorse per finanziare anche la Casa della storia europea che sarà inaugurata nel 2015: 31 milioni per ristrutturare l'edificio, 15,4 per l'allestimento scenico, altri 6 per le esigenze del multilinguismo; tenerla in attività costerà 11,5 milioni l'anno. L'Europa gode di cattiva stampa? È necessario rifare l'immagine della matrigna che impone lacrime, sangue, sacrifici? La faccia pacioccona di Barroso o la grinta della Merkel devono essere rese più simpatiche? Niente paura: dalle pieghe del bilancio comunitario saltano fuori i fondi per l'Euroraglio, un somaro olandese battezzato Asino - in italiano - che gira l'Europa per costruire una Donkeypedia, una sorta di enciclopedia asinina. E poi c'è l'Eurogaloppo, un fumetto per illustrare ai bambini le istituzioni Ue.

L'Europa impone sacrifici, austerità, rigore, tagli. È vero che la nostra Italia ha bisogno di una robusta cura dimagrante nel menù degli sprechi, ma la dieta sarebbe meno indigesta se a Bruxelles dessero il buon esempio. Invece gli euroburocrati destinano 200mila euro al Festival del Vento per «dare all'organo un ruolo naturale nella vita culturale»; 2,5 milioni alla compagnia di danza «Web Europa» di Vienna; 100mila euro al tango finlandese, notoriamente più caliente di quello argentino; 57mila euro prendono la via dell'European Joystick Orchestra, che compone opere musicali con il telecomando della Playstation.

È proprio un gigantesco circo pieno di pagliacci nel quale non possono mancare le esibizioni dei «Gorilla volanti», un complesso musicale che compone e suona sinfonie per sassofoni e rutti. Il quale incassa 400mila euro. Altro che «Inno alla gioia», il povero Beethoven cui hanno scippato l'inno europeo si rotola nella tomba. L'anno prossimo potrebbero trovare qualche spicciolo per regalare una calcolatrice a Matteo Renzi.

Sarebbe l'ennesima spesa inutile perché il nostro premier i conti non sa proprio farli.

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