L'ultima crociata del "Nyt": "Tutte le bugie di Trump"

Sul "New York Times" le presunte menzogne dall'insediamento al 21 giugno: in 5 mesi sono 114

L'ultima crociata del "Nyt": "Tutte le bugie di Trump"

New York - Da Commander in Chief a Liar in Chief, bugiardo al comando. Il New York Times lancia un nuovo durissimo affondo contro il presidente Donald Trump, catalogando in maniera dettagliata tutte le bugie del tycoon. La raccolta è stata già definita un'antologia delle sue menzogne e va dal 21 gennaio, giorno dell'insediamento alla Casa Bianca, al 21 giugno. «L'ascesa politica di Trump è stata costruita su una bugia, che Barack Obama non è nato in America», scrive il quotidiano, definendo quella di The Donald una situazione «senza precedenti per un presidente degli Stati Uniti». Poiché «se è vero che tutti gli inquilini di Pennsylvania Avenue hanno cercato di offuscare qualche verità, nessun altro si è comportato come lui, tentando di creare un'atmosfera in cui la verità è del tutto irrilevante». Secondo il giornale, il Liar in Chief ha «detto una cosa non vera, in pubblico, per ogni giorno dei suoi primi 40 di mandato». Quindi, dopo una pausa il 1° marzo, «ha mentito 74 volte in 113 giorni». La mancanza di sincerità di Trump - spiega - è diventata centrale anche nel Russiagate, con l'ex direttore Fbi James Comey che sotto giuramento ha testimoniato sulle «bugie del presidente». «I giorni senza menzogne sono spesso quelli in cui non scrive su Twitter - continua il Nyt - in genere quando è in vacanza nel suo resort di Mar-a-Lago, in Florida, o a giocare a golf».

Ci sono anche dichiarazioni fuorvianti ed esagerazioni, oltre a bugie che cambiano nel tempo. Per esempio, «dopo aver fatto marcia indietro rifiutandosi di etichettare ufficialmente la Cina come manipolatore di valuta, Trump ha detto di aver cambiato idea perché Pechino ha smesso di comportarsi male». Ma sul «quando» si è verificata la svolta del governo del Dragone, «l'opinione del tycoon è mutata parecchie volte, passando dal momento dell'insediamento (21 aprile), a durante le elezioni (29 aprile), a non appena è stato eletto (30 aprile)». A leggere nel dettaglio l'elenco ci sono certamente affermazioni che possono essere definite falsità. Ma ci sono anche scivoloni e imprecisioni da imputare all'ego del presidente, che lo porta sempre a voler primeggiare. Come nel caso delle copertina del Time: «Sono stato sulla copertina del Time 14 o 15 volte, credo sia un record storico», ha detto, mentre in realtà sono 11 contro le 55 di Nixon. Il Nyt, però, sostiene che a un Commander in Chief non sono concessi errori, e mette le mani avanti su eventuali obiezioni. «Alcune persone potrebbero affermare che non parlava letteralmente - sottolinea - ma il modello di usare falsità per i suoi scopi, come uomo d'affari e politico, fa pensare che le tali affermazioni non siano semplicemente errori trascurabili».

Nella lunga lista del giornale c'è di tutto. «Ho già risparmiato oltre 700 milioni di dollari da quando mi sono impegnato nei negoziati sugli F-35», ha affermato Trump il 6 febbraio (in realtà buona parte dei tagli risale a prima che entrasse in carica). Il 24 febbraio: «Obamacare copre pochissime persone, e bisogna dedurre tutte quelle che avevano una buona assicurazione e gli è stata tolta» (Obamacare ha aumentato la copertura di circa 20 milioni). Ancora, l'11 aprile: «Mi piace Steve (Bannon) ma ricordate che è stato coinvolto tardi nella mia campagna, non lo conoscevo» (lui e Bannon si conoscono dal 2011).

Per il New York Times, comunque, Trump sta pagando il prezzo delle sue bugie: pur avendo mantenuto il sostegno della maggior parte dei suoi elettori, per circa il 60% degli americani non è onesto, rispetto al 53% di quando è entrato al 1.600 di Pennsylvania Avenue.

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