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L'ultima crociata di Sgarbi nel fortino di Bologna: "Vincerò io contro quella mummia di Casini"

Il critico d'arte: "Spero venga nominato senatore a vita, è parte dell'arredo"

L'ultima crociata di Sgarbi nel fortino di Bologna: "Vincerò io contro quella mummia di Casini"

Roma, 24 agosto. Città deserta. Sono le 11 e fuori dalla «sala verde» dell'hotel Excelsior fa caldo. Dentro l'aria condizionata è accesa. È palese, non sono draghiani. Per fortuna. Oltre ai soliti turisti e ad un ambasciatore affaticato per la temperatura sopra i 30 gradi c'è anche Vittorio Sgarbi. È il suo giorno, presenta la sua candidatura al collegio uninominale di Bologna per il Senato. Schierato dal centrodestra contro Pier Ferdinando Casini. Una sfida all'ultimo voto nel feudo rosso della sinistra che, questa volta, potrebbe essere occupato. I giornalisti lo attendono, insieme a qualche troupe televisiva. Gli andiamo incontro lungo i ricchi corridoi dell'hotel stile impero. La chilometrica moquette è pulita, si toglie le scarpe, è scalzo. «Vedi, mentre tutti sono al mare io sono l'unico a dover lavorare per conquistarmi il seggio. Scrivilo, mi raccomando». E aggiunge: «Io sono il solo candidato d'Italia. L'unico, sia chiaro. Tutti hanno il collegio blindato, io no. Ma nessun problema, tanto vinco io!».

È certo Vittorio Sgarbi, il suo avversario, il democristiano Casini, per lui «non esiste». «È un fantasma, una mummia, è la bandiera di un partito che non rappresenta». E non nasconde il malcontento per non essere stato candidato in un collegio blindato. Lo ammetta, ci è rimasto un po' male «Beh, mi sarei aspettato un trattamento migliore, però posso dire di non aver ricevuto favori. Non sono molto amato, neanche dalla Meloni. Mi ha detto non ho posti, tu sei un combattente ed io combatto e sblinderò quel seggio. Sono felice di essere in partita».

«A Bologna non fare Casini! Al Senato vota Sgarbi» si legge sul manifesto elettorale adagiato sul tavolo della conferenza stampa. Tenuto solo da due piccole bottiglie d'acqua. Quindi altri slogan efficaci: «Moderati intransigenti»; «Non fate le capre!»; «Moderati si nasce, Sgarbi si diventa»; «Moderati ma non svizzeri».. Sgarbi si siede ed illustra la sua strategia per entrare direttamente, e senza problemi, a Palazzo Madama. Senza causare sofferenze al suo avversario. Perché diciamolo, Casini fuori dal Parlamento non saprebbe cosa fare. Tranne che godersi la pensione d'oro e pensare, magari, alla prossima corsa per il Quirinale. Anche se non è proprio in forma come lo è Sgarbi. Agguerrito, carico. Deciso. E così illustra il suo progetto, quello che gli permetterebbe non solo di entrare in Parlamento ma anche di andare in vacanza, magari in Croazia, insieme al suo amico Luigi Brugnaro, il sindaco di Venezia, e non pensare alla campagna elettorale. Un po' come tutti gli altri. Mi auguro che prima del 25 settembre il Presidente Sergio Mattarella nomini Casini senatore a vita, merita di stare lì. È un atto dovuto. Ormai fa parte dell'arredo, è come un orologio, come una scultura. Elegante, longilinea. Bella sì, ma inutile. Io no, io esisto, io vivo. Io sono Vittorio Sgarbi. Il 98% degli italiani mi conosce, come il 98% dei bolognesi. Lui è un uccello impagliato. Per lui il Senato è un club esclusivo di qualità, un po' come il club della caccia. È lì da quando era bambino e i bambini vanno protetti, non possono essere mandati a scontrarsi con uno spietato come me. Con lui senatore a vita io non avrei alcun problema e, magari, gli eviteremmo anche di soffrire», dice. E poi pensa al futuro, ai progetti da fare nei prossimi cinque anni, magari da ministro della Cultura. È lì che punta Vittorio Sgarbi.

Già ha qualche proposta come i musei pubblici gratis per tutti e aperti fino a tarda sera oltre che suggerire all'Unesco di tutelare non solo i portici di Bologna, ma pure Casini. Poi non ha risparmiato neanche gli amici con battute e stilettate. Ma è Vittorio Sgarbi e a lui tutto è concesso. Tranne un seggio.

Quello sicuro.

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